cronaca

Coinvolti in reati di mafia ed estorsione
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I due ricercati per il delitto di Molassana sono padre e figlio, due pregiudicati di origini siciliane con alle spalle precedenti molto gravi. Si chiamano Enzo e Guido Morso, nomi molto noti alla polizia e gravitano fra il centro storico e la Valle Polcevera: il padre, 60 anni, è finito più volte in inchieste di mafia, il figlio, 34 anni, oltre a reati comuni è stato coinvolto in inchieste legate agli ultrà del Genoa. 

I due hanno fatto irruzione nell'abitazione per uccidere tutti e tre gli uomini presenti nella casa di salita San Giacomo. La conferma arriva dagli ambienti giudiziari che stanno indagando sulla sparatoria che ha sconvolto il quartiere genovese di Molassana sabato 17 settembre. Il bilancio è di un morto e due feriti.

La vittima si chiamava Davide Di Maria e aveva 28 anni, abitava in corso Martinetti a Sampierdarena. Era un pluripregiudicato con precedenti legati allo spaccio di stupefacenti e all'estorsione. Gestiva una sala slot, per questo era noto col nome di "Davidino scommesse". 

Guido Morso è ritenuto l'autore materiale del delitto. Avrebbe sparato anche contro i due amici di Di Maria ma l'arma si sarebbe inceppata. E' nata una colluttazione in cui sono rimasti feriti anche i due amici del morto, presenti nell'appartamento: il locatario della casa, Marco N'Diaye, 30 anni, di origine senegalese, colpito con alcune coltellate lievi e con il calcio della pistola alla testa e al viso, e Cristian Camilo Beron, 29 anni, muratore incensurato di Bogliasco, ferito con un pugno al viso che gli ha spaccato il naso. Sono feriti, probabilmente, anche i due ricercati.

Uno dei ricercati dalla polizia è scappato a bordo di una Seicento di colore gialla. L'auto è stata incrociata mentre si allontanava dalla zona dai poliziotti delle volanti poco prima che ne venisse diramata la nota di ricerca dalla sala operativa del 113. L'altro ricercato invece era a bordo di uno scooter nero. 

Secondo gli investigatori, Enzo e Guido Morso erano armati di due pistole e volevano uccidere tutte le persone presenti nella casa: appena si è aperta la porta hanno cominciato a sparare senza dire una parola. Di Maria, ferito a morte, ha provato a fuggire scappando nelle scalinata esterna della casa, dove si è accasciato in un lago di sangue. I due presunti assassini sono fuggiti: il padre a bordo della sua Fiat Seicento gialla poi rinvenuta nella zona di Sant'Eusebio, il figlio su uno scooter.

LA RICOSTRUZIONE - La conferma della spedizione di morte arriva dalla prima ricostruzione effettuata dalla sezione omicidi della squadra mobile: i due ricercati appena entrati in casa hanno cominciato a sparare contro tutti. Ma solo Davide Di Maria, 28 anni, la vittima, è stato colpito dalle pallottole. Questo ha dato il tempo agli altri due bersagli di difendersi. Ne è nata una colluttazione fra i due assassini, che hanno usato anche il calcio della pistola e un coltello, e i due feriti, un genovese di origine senegalese e un colombiano. Poi la fuga dei killer, forse feriti anch'essi, a bordo della Fiat Seicento gialla (intestata al padre) e dello scooterone Tmax.

IL RITROVAMENTO - Il cadavere di Davide Di Maria è stato rinvenuto accasciato nelle scale del palazzo, dove l'uomo si sarebbe trascinato dopo essere stato colpito dai colpi di pistola nell'abitazione. La vittima sarebbe stata colpita da uno o due colpi al torace. Nell'abitazione per ora è stato trovato un bossolo. Di Maria negli anni scorsi era stato arrestato dalla squadra mobile. L'appartamento teatro del delitto è di proprietà di un genovese ed regolarmente affittato dal senegalese ferito.