cultura

Teatro del Casinò gremito per il ricordo all'industriale siciliano
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Nessuno di loro era nato quando la mafia uccise nell'agosto del 1991 Libero Grassi, l'imprenditore che aveva avuto il coraggio di denunciare i suoi estorsori. Eppure erano lì ad ascoltare il professor Marcello Ravveduto, il presidente dell’associazione antiracket che ha preso il nome proprio dall'industriale siciliano. Protagonisti tanti ragazzi sanremesi, tutti nati tra la fine degli anni Novanta e l'inizio dei Duemila, ritrovatisi al Teatro del Casinò per sentire la storia di un uomo che osò sfidare la mafia e per questo fu ucciso, nel silenzio delle istituzioni e delle associazioni di categoria.

"Libero Grassi è stato l’emblema di una ribellione possibile", ha detto il professor Ravveduto. "I quotidiani ripetono ossessivamente gli stessi termini: simbolo ed eroe. Ma noi dobbiamo ricordare soprattutto Grassi nel suo essere un uomo normale il cui rigore morale individuale diviene, nella latitanza di personaggi pubblici carismatici, punto di riferimento sostanziale a cui affidare la difesa del bene comune".

All'incontro ha preso parte anche il magistrato Roberto Cavallone, già procuratore capo del Tribunale di Sanremo, che ha ricordato come Grassi sia stato ucciso non perché non abbia pagato ma perché abbia denunciato i suoi estorsori all'opinione pubblica. "È stato ucciso perché ha detto agli altri non pagate. Lo abbiamo tutti quanti noi sulla coscienza. Tutti noi che non sappiamo tenere la schiena dritta di fronte a certe situazioni e accettiamo i compromessi".