cronaca

Esame dello stub al nipote, l'anziano ha cercato di difendersi
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Claudio Borgarelli, l'uomo indagato per omicidio volontario dello zio Albano Crocco, ucciso e decapitato in un bosco, è stato sottoposto alla prova dello stub per verificare se ha usato un'arma da sparo.

La verifica è stata effettuata ieri nella sua villetta di Craviasco di Lumarzo: all'uomo sono stati effettuati rilievi con spugnette imbevute di sostanze speciali sulle mani e sulle braccia per accertare se ci sono tracce di polvere da sparo. Il responso dell'esame, affidato agli specialisti del Ris di Parma, potrebbe essere decisivo per le indagini. Borgarelli possiede una pistola revolver che può sparare cartucce a pallini.

Sul corpo della vittima infatti sono stati trovati alcuni pallini nella parte posteriore del collo e della schiena, a prima vista la parte esterna di una rosa di pallini. Decisivo per le indagini anche il responso dell'autopsia che sarà svolta dal medico legale Aurelio Bonsignore.

La ricerca della testa di Albano Crocco è stata estesa anche alle discariche. Secondo i carabinieri di Chiavari e del nucleo investigativo, coordinati dal pm Silvio Franz, il killer potrebbe avere gettato la testa in un cassonetto oppure direttamente in una discarica insieme all'arma del delitto. Per questo i militari stanno acquisendo le immagini delle telecamere di negozi, banche, ma anche dei comuni per trovare un possibile passo falso commesso dall'assassino. Al momento l'unico indagato è il nipote della vittima, Claudio Borgarelli: i due in passato avevano avuto dissidi, come ammesso dallo stesso nipote. Le indagini però sono dirette anche verso altre persone, almeno due, che potrebbero avere avuto dissidi con Crocco.

Intanto si apprende che Albano Crocco è stato decapitato mentre era ancora vivo. E' quanto emerso dall'autopsia eseguita dal medico legale Alessandro Bonsignore. Il 68enne sarebbe stato raggiunto da una rosa di pallini di piccolo calibro alla schiena da una distanza non troppo ravvicinata: sul corpo ne sono stati trovati sei che si sono fermati a un livello superficiale.

Poi il killer ha colpito la sua vittima con una grossa arma pesante e dalla lama molto affilata. Due, tre colpi al massimo per staccargli la testa dal corpo. L'ex infermiere ha cercato di difendersi tanto che il medico legale ha trovato le dita della mano destra completamente frantumate. Il corpo è stato poi trascinato per un centinaio di metri e gettato nel dirupo.