
Per il vescovo, che ha celebrato alla presenza di una cinquantina di eritrei ospiti della chiesa, tra cui i famigliari della giovane donna, Milet è stata vittima cinque volte, a partire dal regime del suo paese di origine. "Possiamo dire con molta umiltà, senza pretesa di giudicare alcuno, che Milet sia in realtà una vittima, prima di tutto, del regime ingiusto del suo Paese. Regime che tutti conoscono e di cui nessuno si occupa, perché purtroppo l'Eritrea è uno dei tanti paesi poveri, dove ragazzi e ragazze sono arruolati, in giovanissima età, per un tempo interminabile nell'esercito. Quel servizio diventa, poi, un inferno" ha detto Suetta.
Secondo il vescovo, Milet "è poi vittima di una società che si dice civile, che sbandiera principi come quelli della fraternità, della libertà e dell'uguaglianza, in nome dei quali spesso sono state anche torturate delle persone ed è vittima anche dei tanti fascicoli che giacciono per troppo tempo sui tavoli".
"In ultimo - ha sottolineato - è vittima della nostra ipocrisia e ce lo ricorda con la sua consueta franchezza anche Papa Francesco, quando si chiede come facciamo a dire che Cristo è nella nostra vita, se poi non sappiamo accoglierlo nelle persone che bussano alla porta della nostra casa e del nostro cuore". Una volta terminate le esequie, il feretro di Milet è stato portato presso il vicino cimitero di Roverino, in attesa del rimpatrio che dovrebbe avvenire martedì prossimo.
IL COMMENTO
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