Nessuno vuole parlare, né Daniela né Davide Crocco, i figli del fungaiolo decapitato ancora senza un perché. Nella villa dei misteri raggiungibile dopo seicento metri di sterrato nel bosco e isolata da tutto e da tutti, l'unico indagato Claudio Borgarelli sistema la legna con la sua Apecar e poi si coccola i cani.
Lo scorgiamo in lontananza, ci risponde educatamente che il suo avvocato Antonio Rubino gli ha imposto il silenzio. Silenzio dietro al quale gli amici e i parenti di Albano Crocco si trincerano in quella frazione di 25-30 anime sperduta sulle alture.
Da una parte c'è il dolore, perché la vittima era conosciuta da tutti, dall'altra c'è la paura perché dopo dieci giorni l'assassino è ancora in libertà e non ha un nome. Potrebbe essere chiunque e così la sera niente giretto col cane, passeggiate limitate. Insomma un piccolo corpifuoco.
A Craviasco si stenta a credere che sia stato proprio Claudio Borgarelli, l'infermiere del San Martino che vive da solo con i suoi due cani in quella casa che sembra un bunker con tanto di telecamera. Scava scava, si scopre che in passato per una questione di cani Borgarelli minacciò di uccidere due animali, ma poi non successe più nulla a parte quei litigi con lo zio Albano con cui non si rivolgeva la parola da cinque anni.
Tipo schivo, freddo anche nell'accogliere la notizia della morte dello zio. Ma lui per ora è un semplice indagato in attesa dei test del Dna. E a Craviasco ci si continua a chiedere perché.
IL COMMENTO
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