Il corteo partirà alle 9 dalla stazione di Principe e raggiungerà la prefettura dove verrà insediato un presidio permanente. I sindacati aderenti spiegano che la decisione dello sciopero “si è reso necessario dopo che il Consiglio dei Ministri ha deciso di quotare in Borsa un ulteriore 29,7% della società e del conferimento a Cassa depositi e prestiti del rimanente 35% del capitale, con l'uscita definitiva del ministero dell'Economia dall'azionariato di Poste Italiane”. I sindacati si oppongono a questa scelta fatta dal governo e ribadiscono che “dopo queste scelte muta completamente gli assetti societari e il controllo pubblico in Poste”.
cronaca
Poste, sciopero contro la privatizzazione: venerdì corteo nelle vie di Genova
Mobilitazione nazionale indetta da Cgil, Cisl e Uil
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Sciopero dei lavoratori delle Poste indetto per venerdì 4 novembre. A scatenare la mobilitazione è la graduale privatizzazione che la società sta da tempo subendo. Lo sciopero è stato deciso in comune accordo da diverse sigla sindacali italiane, a scioperare saranno infatti i lavoratori iscritti nelle liste Cgil, Cisl, Uil, Cisal, Confasal e Ugl.
Il corteo partirà alle 9 dalla stazione di Principe e raggiungerà la prefettura dove verrà insediato un presidio permanente. I sindacati aderenti spiegano che la decisione dello sciopero “si è reso necessario dopo che il Consiglio dei Ministri ha deciso di quotare in Borsa un ulteriore 29,7% della società e del conferimento a Cassa depositi e prestiti del rimanente 35% del capitale, con l'uscita definitiva del ministero dell'Economia dall'azionariato di Poste Italiane”. I sindacati si oppongono a questa scelta fatta dal governo e ribadiscono che “dopo queste scelte muta completamente gli assetti societari e il controllo pubblico in Poste”.
Il corteo partirà alle 9 dalla stazione di Principe e raggiungerà la prefettura dove verrà insediato un presidio permanente. I sindacati aderenti spiegano che la decisione dello sciopero “si è reso necessario dopo che il Consiglio dei Ministri ha deciso di quotare in Borsa un ulteriore 29,7% della società e del conferimento a Cassa depositi e prestiti del rimanente 35% del capitale, con l'uscita definitiva del ministero dell'Economia dall'azionariato di Poste Italiane”. I sindacati si oppongono a questa scelta fatta dal governo e ribadiscono che “dopo queste scelte muta completamente gli assetti societari e il controllo pubblico in Poste”.
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