cronaca

Le frasi shock: "Prima o poi becchi uno, come ho beccato mio zio..."
2 minuti e 1 secondo di lettura
Una serie di monologhi impressionanti, in cui Claudio Borgarelli racconta a sé stesso dell'omicidio dello zio Albano Crocco e torna continuamente su quella ossessione, la barricata costruita intorno alla villetta perché nessuno passasse sul suo terreno. Sono contenuti nelle intercettazioni ambientali al vaglio degli inquirenti che indagano sul delitto di Lumarzo, avvenuto lo scorso 11 ottobre.

"Attaccato alla terra come... la famiglia... che si mette lì, si costruisce una casa, in un posto del genere, si fa un... si tira su... si fa il boccia... Poi arriva uno, si piglia quello che tu ti fai... minchia! Io quasi quasi, cioè... Perché sei troppo stupido: cerchi di punirli, ma questi ti annichiliscono, ti schiacciano. Quindi... uccidere te?".

Borgarelli non poteva tollerare che lo zio Albano, cercatore di funghi, usasse quel passaggio per andare nel bosco. I due si erano già scontrati in passato, tanto che non si parlavano da anni, raccontava il nipote ancora prima di essere indagato. Secondo la versione rilasciata da Borgarelli durante la confessione spontanea, in parte contestata dalla cugina e figlia di Crocco, Daniela, il giorno dell'omicidio i paletti erano stati nuovamente divelti. Da qui la lite degenerata in violenza assassina. 

"Fare quello che ho fatto: uccidere", ripete Borgarelli. E ancora: "È anche giusto che io faccia così: tanto l'ho ammazzato". Queste le frasi, riprese dai microfoni nascosti piazzati dai Carabinieri, che hanno permesso di incastrare l'infermiere e di portarlo in carcere. Qui, dopo qualche giorno, è crollato e ha confessato tutto durante l'interrogatorio di garanzia.

C'è poi un passaggio che sembra una minaccia, forse indirizzata proprio a Daniela Crocco: "Signori miei, io ti auguro tanta fortuna e felicità, ma tu sei una di quelle che prima o poi becchi uno... come ho beccato mio zio... che mi girano i c******". E poi, una sentenza inquietante: "Chi semina vento raccoglie tempesta"

Infine, parla dell'arma usata per decapitare Albano Crocco: "Quello non ce l'ho più... non ce l'ho più per il semplice fatto che utilizzandolo mi si è spezzato e l'ho buttato via. Infatti sono ricorso a questo che è sempre un machete che è soggetto alla possibilità di rompersi, tant'è vero che si era già rotto". E una frase che potrebbe diventare importantissima per l'accusa: "Avere una strategia in testa".