Raffaella Paita e Alice Salvatore erano state chiare: ci vediamo in tv, a Primocanale. Uno scontro a tema referendario che era cominciato nell'aula del Consiglio regionale, dove le due avevano iniziato a battibeccare per difendere le ragioni del Sì e del No. Il tormentone della sfida, stavolta, è la riduzione degli stipendi ai parlamentari. Cavallo di battaglia del Pd che sostiene la riforma, sconfessato però dal Movimento 5 Stelle nel nutrito fronte dei contrari. Un duello, condotto da Mario Paternostro e Giuseppe Sciortino, in cui non sono mancate stilettate e reciproche accuse.
SANITÀ UGUALE IN TUTTO IL PAESE COL SÌ AL REFERENDUM?
Salvatore - Andando a guardare l’articolo 117, si spiega che tutte le materie generali e comuni sarebbero di competenza dello stato, mentre ciò che riguarda il territorio rimane delle regioni. Ma tutto ciò che è materia non generale a chi andrebbe? Per ovviare a questo problema è stata inserita la causa di co-legislazione, che altro non è se non riprendere la legislazione concorrente. Quindi da una parte si aprirebbe il dialogo, dall’altra ci sarebbe la clausola di supremazia. Perciò, o rimane tutto come prima o c’è un governo più invadente che può subentrare a decidere materie locali, ad esempio se c’è un ospedale da costruire su un territorio a rischio. Se poi ci sono divari nei costi di gestione nella sanità è spesso colpa del Pd, come il debito da 2 milioni lasciato in Liguria
Paita - Mi è sembrata un po’ confusa Alice. Il livello di assistenza di una regione del Nord al momento non è uguale a quello di una regione del Sud. Ad esempio, la fecondazione eterologa è pagata in moltissime regioni ma ad esempio in Lombardia non lo è per ragioni politiche. Lo stesso per le vaccinazioni: per una madre o per un madre non c’è nulla di più importante che sapere se il figlio è in sicurezza all’asilo nido. L’esempio dell’ospedale sul territorio? Non è vero, non ha nulla a che vedere con la regolamentazione dei servizi. Per i liguri c’è solo convenienza a dire Sì: abbiamo una spesa sanitaria pro capite altissima perché gli over 65 sono un’enormità, noi saremmo una regione molto povera in ambito sanitario. Le bugie proprio non mi piacciono: il debito lasciato da Biasotti è stato recuperato. Ci sono state cose fatte male, e lo abbiamo sempre conosciuto.
RAPPORTO STATO-REGIONI: COSA CAMBIA?
Paita - Dal 2001 in avanti sono andati avanti una serie di contenziosi tra Stato e Regioni arrivati a una cifra enorme. Anche se negli ultimi anni sono diminuiti molto grazie alla giurisprudenza. Ora abbiamo la possibilità di decidere nero su bianco quelle che sono le competenze delle Regioni. Un tema che interessa moltissimo alla nostra Regione è la Protezione civile: ognuno ha il suo sistema. Abbiamo il dovere di agire per fare una scelta sensata.
Salvatore - Ci sarebbe con questa riforma una gravissima ingerenza da parte del Governo, che sarebbe in mano alla forza politica che vince le elezioni con l’Italicum. Potremmo essere noi? È vero. Ma a noi piace la democrazia, non le furbate. In questa riforma si dice che le materie strategiche di interesse nazionale – e questa espressione è davvero vaga, è il Governo che ogni volta deve stabilire quando una materia è essenziale – vengono decise dallo Stato senza interfacciarsi coi territori. Cosa succedeva prima? C’era sì la possibilità di intervento da parte del Governo centrale, ma era necessaria un’intesa coi territori. Significa che se il Governo decide che qui debba sorgere una discarica di scorie nucleari perché è d’interesse nazionale, la decisione arriverebbe da Roma, quella sarebbe e quella bisognerebbe accettare. Dopo 15 anni dall’ultima riforma e infinite sentenze oggi siamo arrivati a una soluzione sul conflitto di attribuzione, con quest'altra riforma si aprirebbe un’altra serie di conflitti lunghissimi.
PIU’ O MENO BUROCRAZIA?
Paita - La burocrazia diminuirà sicuramente. Discariche? Col terrorismo si fa poco strada. Il punto è che si elimina il bicameralismo perfetto. Oggi c’è una media di 500 giorni per approvare una legge. Dipende dai partiti o dal sistema? Dal sistema, siamo l’unico Paese con bicameralismo perfetto, troppi parlamentari. Avere rappresentanti dei territori in Parlamento aiuterà a ridurre i tempi.
Salvatore – Guardate l’articolo 70 prima e dopo la riforma. Vi sembra una semplificazione? Risulta poi che ci siano materie per cui il bicameralismo resta. In questo modo vengono a crearsi fino a dieci, alcuni dicono tredici procedure di legislazione.
SCENDE IL NUMERO DEI PARLAMENTARI
Salvatore – In realtà vengono tolti 315 parlamentari eletti sostituiti con 100 senatori nominati all’interno dei Consigli regionali. Lei lascerebbe che i Consigli regionali decidessero tra di loro chi dovrebbe rappresentare il territorio? Questa è una presa in giro: sono stati tolti i diritti dei cittadini di eleggere i senatori. Invece nella riforma Delrio sono stati aumentati consiglieri e assessori di 30 mila unità…
Paita - Un elettore dei Cinquestelle non può che essere d’accordo sulla riduzione dei Parlamentari. Nel Senato non verranno pagati. I parlamentari attualmente sono troppi, c’è una riduzione netta dei costi intorno ai 500 milioni. Ed è prevista una riduzione forte degli stipendi regionali, forse è questo che ti dispiace, Alice. Avevate promesso di tenervi 2.500 euro e invece 2.500 li avete restituiti. Questa è la vostra coerenza. E vi siete anche dotati di un Tfr, questo i liguri lo devono sapere. Chi vuole dare davvero un contributo alla riduzione dei costi della politica il 4 dicembre ha una possibilità di farlo.
Salvatore – Io ne restituisco comunque 30 mila all’anno. Lei se li tiene per sé. Perché il Pd in aula non ha approvato la riduzione degli emolumenti di tutti i parlamentari?
LA PIU' GRANDE BUGIA DEGLI AVVERSARI?
Paita - Per 30 anni abbiamo atteso questa riforma e la classe politica ha sempre detto che il Paese è irriformabile. Oggi abbiamo la possibilità di smentirle. Se n’è discusso per circa 2 anni, ma comunque in un tempo ragionevole per consentire a questo Paese di governarsi e parlare con più autorevolezza all’Europa. C’è un fronte del no che arriva fino a Casapound...
Salvatore – Se vince il no si può finalmente parlare di disoccupazione giovanile e tagliare le pensioni d’oro. La pià grande bugia è quella dei risparmi. La Corte dei Conti ha detto che si risparmierebbero 57 milioni, invece coi soli tagli agli stipendi del M5s si arriva a più di 80 milioni.
COSA SUCCEDE A GENOVA SE VINCE IL NO?
Salvatore– Non saremmo rappresentati da due senatori come la Val d’Aosta
Paita – I Liguri avranno politici pagati meno e una sanità più equa.
cronaca
Referendum: tagliare lo stipendio ai politici? Scontro Paita-Salvatore a Primocanale
Sfida aperta tra le consigliere regionali Pd e M5s
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