Referendum, scontro finale in Liguria e il mistero degli sms in regione

 Ultime battute di campagna elettorale per il referendum anche in Liguria. Il Movimento Cinque Stelle ha concluso in Liguria con le due tappe a Genova e Savona del tour nazionale, presenziate dal deputato Alessandro Di Battista. Al Teatro della Gioventù il comizio di Toti con La Russa e Giorgetti, al Museo Galata per il Sì sono arrivati i ministri Orlando e Pinotti insieme a Cuperlo. Per il No anche il comizio di 'Possibile' con Civati e Pastorino.

Il governatore Toti ha rivelato un episodio: "Grave e inquietante la notizia dell'invio di messaggi di propaganda per il Sì al referendum arrivati a numerose utenze riferibili alla Regione Liguria in dotazione per ragioni di servizio per la stessa. Ancor più grave il fatto che tali messaggi non siano rintracciabili ma che siano firmati da un Comitato del Sì a cui l'Ente non ha mai fornito tali numeri nè autorizzato ad usarli a fini di propaganda politica".

"Siamo in fortissimo recupero. Ce la giochiamo sul filo dei voti. Gli sforzi di queste ore possono essere decisivi. Avanti tutta, basta un Sì", recita il testo del messaggio. "Su questo preoccupante fatto già nelle prossime ore chiederemo di fare luce, sia alla Polizia Postale che al Garante della Privacy per chiarire se vi siano profili di irregolarità o illegalità nell'utilizzo a tal fine di utenze pubbliche pagate da Regione e in dotazione ai dipendenti ai soli fini di servizio", commenta Toti.

"Ormai le ragioni tecniche del No sono note. È una riforma che toglie potere ai cittadini e lo dà ai partiti, alla casta come avviene con l'elezione indiretta dei senatori - ha detto La Russa - Se questo non bastasse c'è una ragione semplice. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Cosa hanno a che vedere i cittadini con un Sì che è difeso dell'establishment, dalla grande industria, dagli intellettuali che sbagliano sempre, dalla grande finanza e dalle banche? Se loro stanno da quella parte la stragrande maggioranza dei cittadini starà dall'altra parte e voterà no".

Orlando punta sul voto degli italiani all'estero: "La risposta a Salvini verrà dagli italiani all'estero. Se ci sarà una forte affermazione del sì sarà anche la conseguenza del modo in cui sono stati trattati da esponenti politici che hanno partecipato alla formazione delle regole per il loro voto".

"Il numero dei votanti all'estero è completamente inventato come capita spesso. Ci sorprende che Palazzo Chigi dia dei dati ufficiosi, non è mai successo nella storia repubblicana - replica il deputato di Possibile, Pippo Civati, chiudendo il tour RiCostituente - Per il resto non sono preoccupato da nessun dato, son contento che i cittadini votino. Mi risulta ad esempio che le proporzioni di alcuni paesi del Sud America siano molto inferiori alla media diramata". Civati ha poi fatto sapere che delegati di Possibile saranno presenti ai seggi per lo spoglio, anche per le schede del voto all'estero. Renzi? "Non andrà a casa, rimane, è tutta una manfrina. Una volta disse: o me o il Senato. Anche se vince il No, rimangono sia Renzi che il Senato

"Mi auguro che lunedì il Pd non esca diviso dal referendum, è una grande forza della sinistra italiana ed europea e tale deve continuare ad essere, abbiamo avuto un passaggio impegnativo e difficile anche per degli errori che si sono compiuti nell'impostare la campagna - sottolinea Gianni Cuperlo, esponente della sinistra Pd - La personalizzazione del referendum è stato un errore, poi corretto. Penso che quando si discute della Costituzione bisogna avere la tolleranza e la capacità di ascoltare anche le ragioni dell'altro, io ho fatto una scelta per il sì e l'ho fatta con convinzione.

"Il bello comincia da lunedì - conclude Toti - Il centrodestra, a differenza di tutti gli altri che hanno sostenuto il No e che ringrazio, ha una responsabilità diversa dai grillini e da coloro, come la sinistra estrema, che considerano la Costituzione intoccabile. Noi da lunedì come classe dirigente del centrodestra abbiamo la responsabilità di non stare a guardare in poltrona al derby inconcludente fra Grillo e Renzi, fra due populismi".