Sono andato al Circolo del Cap in via Albertazzi per ascoltare il sindaco Doria e il suo ex collega Giuliano Pisapia, un po' per vecchio masochismo cronistico, un po' per scoprire se il nostro primo cittadino svelava finalmente “il segreto”. Mi sono mescolato in quella folla perfetta di sinistra-sinistra, e di sinistra radicale, riunite nel posto giusto, all'ombra della Culmv di Batini, della Lanterna, sotto gli spifferi della tramontana gelata di questo inverno-inverno, sapendo perfettamente che quel mistero sulla sua candidatura bis non sarebbe stato svelato, come molti aspettavano, tra il pudore, la curiosità, il calcolo politico, l'aria dissimulata da resa dei conti.
Ho scoperto che nel “Campo Progressista”, l'area politica, il cantiere che Pisapia sta costruendo con quel suo tocco elegante-popolare, il nostro sindaco gioca benissimo. Ne conosce i contorni, ne misura la profondità, sa da chi può ricevere la palla e a chi smistarla. Sopratutto nei cinque anni del suo governo ha preso bene coscienza del “pubblico” che potrebbe essere chiamato a partecipare. Ed ha bene in testa il programma di governo che il Campo potrebbe realizzare per guidare non solo le città, ma il nostro disastrato Paese, nel quale spadroneggiano i “Vaffa” dei Cinque Stelle e nel quale uno come lui, “solo” al comando, si è trovato spesso con le sue responsabilità in vere situazioni di merda. Proprio m...: così ha descritto, usando la storica parolaccia di Cambronne il nostro Doria.
Ma sopratutto Doria conosce l'arte che lo ha fatto destreggiare bene nel campo che Pisapia stava descrivendo e che lui, in perfetta sintonia, calcava con agili falcate. Parlo dell'arte del dribbling, nella quale si sublima la capacità tecnica del giocatore di avanzare verso il suo obiettivo, evitando con maestria, scarti tecnici e perfette intuizioni tattiche, gli ostacoli frapposti dagli avversari. Insomma, per uscire, ma non del tutto, dalla metafora calcistica e “campestre” il nostro sindaco uscente, e chissà se rientrante, è stato ancora una volta sfuggente sull'ala o a centro campo, di fronte alla domanda delle cento pistole che lo insegue oramai da mesi e mesi.
E' sicuro che resterà in campo, è sicuro che in questi cinque anni ha maturato una visione della città e della politica molto più profonda e completa rispetto a quando, da perfetto outsider, corse trionfando le Primarie del centro-sinistra. Ha perfino riconosciuto l'importanza dell'uso delle infrastrutture, nominando i treni veloci, necessari allo sviluppo della città, quando cinque anni fa questi erano tempi quasi proibiti. Ha perfino confessato la sua totale e quasi disperata solitudine da numero primo di fronte alle emergenze, quando i corpi separati dell'apparato sociale si disintegravano, come i partiti, come i sindacati, lasciandosi quasi sfuggire un lamento, come di fronte a un fallo da rigore.
Ha identificato il nocciolo di una nuova politica, che non è solo quella della decrescita felice, ma deve puntare a un sistema economico produttivo. Ha sottolineato le differenze con l'altra politica avversaria, superficiale della destra che celebra la cultura inneggiando a Pertini ma solo per la sua performance ai mondiali di calcio e ha tessuto perfino la lode della mejo gioventù consacrata nei boy scout, che lui da giovane non poteva certo frequentare per la sua formazione laica e atea, ma che da sindaco ha apprezzato eccome.
Ma quanto a dire se vuole ancora a fare il sindaco, magari in mezzo a questo Campo, questo no, non lo ha detto. Invano il prode Gad Lerner, cerimoniere in velluto color champagne dell'incontro, lo ha invitato per due volte a descrivere il suo “percorso” Doria si involava per il campo nei suoi dribbling, molto efficaci.
Sono rimasti in silenzio tutti dalle prime file fino in fondo alla sala portuale. Zitti gli antenati della sinistra-strasinistra Giordano Bruschi e Camillo Bassi. Zitti i dinosauri come Mario Margini, zitti gli storici osservatori intellettuali, come la ex Soprintendente Rotondi Terminiello, zitti il suo vice sindaco Bernini e il super assessore Crivello e gli altri assessori dei suoi cinque anni complicati, zitto Megu Chionetti, in rappresentanza del dongallismo. Zitti i “nominati” nella giostra delle candidature alternative, da Luca Borzani in avanti e sopratutto indietro.
Tutti zitti a studiare il Campo e a ammirare i dribbling.
politica
Doria, il dribbling aristocratico nel 'Campo progressista' di Pisapia
Dopo l'incontro al circolo Cap di Genova
3 minuti e 34 secondi di lettura
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