Perchè, aspettando queste fatidiche elezioni comunali, continuiamo a osservare con insistenza, pazienza e anche con qualche ben giustificato dileggio, il front-sinistr dello schieramento e trascuriamo un po' il front-destr e non ci esaltiamo poi troppo con le diaspore grilline?
La risposta è facile. Il centro sinistra è una manna di notizie e di sorprese. Se non fossimo tutti preoccupati per l'incertissimo futuro della nostra Genova sai che sguazzo tra karakiri di Doria, le scissioni in agguato del Pd, le divisioni, il balbettio tra congressi regionali, nazionali, tra dinosauri, autocandidati, postcandidati, tra sdegnosi rifiuti e sproporzionate ambizioni, tra improvvise riemersioni e brutali cancellazioni.
La decomposizione dei democrat è uno spettacolo quasi pirotecnico da non perdersi, come un film horror che non ti fa staccare dallo schermo: gli incalliti dinosauri che restano nella foresta, come Margini, Benvenuti e un po' anche Montaldo, i Lazzari, che ricompaiono come presunti mediatori-suggeritori, appena abbandonato (provvisoriamente) il mazzo del tresette, come Claudio Burlando, quelli o quelle che fanno il giro delle sette chiese, autospingendosi come Manuela Arata, i silenziosi che in quella foresta vorrebbero proprio non esserci, ma li tirano dentro per il loden, come Luca Borzani, eccetera eccetera.
Invece il front-destr è congelato dal governatore Giovanni Toti, che già mesi fa aveva liquidato la pratica annunciando che la scelta del candidato è affare degli ultimi due mesi e, comunque, “tutti uniti si vince”. Quindi, calma, e ogni polemica cancellata in partenza. Eppure mai come questa volta nella storia della politica genovese la destra, abituata a fare questa battaglia per dovere e mai pensando di vincere, ha la grande occasione di fare sua la partita e di mettere la sua bandiera sulla imprendibile roccaforte “rossa” di Genova. Hanno l'occasione di giocare fino in fondo e di fare un botto più grande di quello che fece, negli anni Novanta, il macellaio Guazzaloca a Bologna e dobbiamo starcene qua zitti e buoni a aspettare l'unto dal Signore o meglio da Toti?
Facciamo fatica ad aspettare, anche perchè non c'è angolo della città dove non ti fermino con la fatidica domanda: “Ma la destra che fa, chi candida?”. I nomi che corrono o sono - per usare il linguaggio giudiziario -destituiti di fondamento, come quello di Anna Pettene, consorte di Edoardo Garrone e superstar di Facebook o sono quelli di Sandro Biasotti, deputato, unico nei tempi moderni a battere la sinistra, conquistando la Regione nel 2000, o sono Ilaria Cavo, superassessora regionale e giornalista Tv, oggi molto gettonata, o sono improbabili cavalli di ritorno preelettorale come Pierluigi Vinacci, supersponsorizzato dall'archiatra di Berlusconi, il dottor Zangrillo o non sono nulla.
Ma possibile che da una società in ebollizione preelettorale come quella genovese, da una classe dirigente certo molto sofferente, ma sempre composta da tante categorie importanti e pimpanti non emerga nessun fermento, nessuna voglia, nessuna aspirazione, ora che la vittoria potrebbe essere a portata di mano con il risultato di ottenere una chance “storica”: realizzare finalmente l'alternanza nel governo di Genova?
Toti abilmente ha fatto come Pollicino, seminando qualche sassolino che possa portare a scoprire chi potrebbe essere il prescelto o la prescelta: non è detto che non venga dalla politica e non è detto che non venga dall'amministrazione. Una velata investitura di candidati come, appunto, la Cavo o Edoardo Rixi, l'assessore regionale che fece un passo indietro due anni fa per lasciare la strada a Toti verso la Regione?
Insomma, schematizzato così il front-destr non è per ora molto eccitante da osservare, anche se forse tranquilizzante per il teorema Toti, tutti uniti Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia, residui Udc e Ncd magari anche, ad aspettare il candidato unico e univoco. Non è che noi, perversi osservatori vogliamo veder scorrere il sangue solo del centro sinistra in crisi: vorremmo cogliere bene tutto quello che si muove anche nel front destr, che ha pure i cavoli suoi, e forse non ci rassegniamo alla tessitura di Toti che qualcuno ha già definito “sindaco a distanza”, come il nostro amico Crivello un po' indispettito per il suo interventismo sui temi strettamente cittadini.
Quanto al terzo fronte, quello grillino, digerito lo strappo di Putti e dei suoi, l'osservazione della “graticola”, dalla quale nei prossimi giorni uscirà (forse) il nome del candidato 5 Stelle, attraverso le iperscrutabili vie delle selezione on line, non è molto appassionante. Quella è una selezione di “quantità”, che aderisce al modello rappresentativo scelto dai grillini, fatto apposta per schiacciare la personalità, le singole individualità, in una sequenza di candidati anonimi per scelta di sistema.
Anche se questa volta sembra un po' più animato delle tornate precedenti è un sistema che non “gasa” poveri osservatori come noi. E alla fine per forza siamo obbligati a tornare nella foresta, tra i dinosauri, i commissari, gli autocandidati e i redivivi. Lì per forza stiamo svegli e non ci addormentiamo.
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Le elezioni comunali nella foresta tra front-destr e front-sinistr
Un sistema che non “gasa” poveri osservatori come noi
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