cronaca

La psicoterapeuta: “Difenderli per l’immagine della famiglia è pericoloso”
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“In questi ragazzi c’è l’incapacità di riconoscere le emozioni. Sia le proprie che quelle degli altri. Questo significa che non essendoci empatia non gli arriva la sofferenza della vittima. E più la vittima è debole, più si accaniscono. Perché la aggressività li fa sentire importanti”. La psicoterapeuta genovese Gianna Schelotto spiega così il bullismo, dopo il caso dei cinque minori della Genova bene, figli di industriali e docenti universitari, arrestati per aver “schiavizzato” un loro coetaneo.


L’episodio riguarda cinque giovanissimi che frequentano una scuola privata e che risiedono nei quartieri di Albaro, Carignano e Castelletto. Due di loro sarebbero i leader della gang che ha ripetutamente picchiato, vessato e umiliato un compagno di scuola, in particolare durante una vacanza quando lo hanno costretto a dormire per terra, a non mangiare, lo hanno picchiato e gli hanno distrutto oggetti personali.

Il fatto che i protagonisti di questa vicenda appartengono a famiglie benestanti, sfata la leggenda che episodi come questo avvengano in contesti di degrado: “Per noi è un alibi – spiega la nota psicoterapeuta - Pensare che certe cose avvengano per il degrado mette quelli che sono lontani dal degrado al sicuro. Non è così: quello che corre in queste situazioni non è il problema economico, non è avere o non avere oggetti. Ma è avere una importanza psicologica, avere gli adulti che li aiutano e li guidano e limitano la loro aggressività”.

“L’errore più grave – spiega ancora la Schelotto - è proteggerli troppo in nome della facciata socio-economica. Il pericolo maggiore quando si tratta dei cosiddetti ‘figli bene’ è che li si protegga troppo in questi casi. Che non si li metta di fronte al castigo e al senso della responsabilità per quello che hanno fatto”.