cronaca

Dopo il caos sulla delibera Amiu-Iren
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 Che Marco Doria e la sua giunta restassero sotto una montagna di rumenta con la bocciatura della delibera-calvario sull'operazione Amiu-Iren lo avevamo capito da tempo. A meno di un miracolo durante l'approvazione del bilancio, quella montagna di rumenta, che ha già sommerso l'ipotesi di un Doria Bis, travolgerà definitivamente la sua amministrazione e resterà il segno in articulo mortis di cinque anni molto complicati.



Ma questo ko quasi emblematico di un logoramento totale della maggioranza di centro sinistra ci lascia altri segnali preoccupanti, in generale per la nostra politica genovese e nello specifico per il campo della sinistra che sta preparando le elezioni più delicate della storia recente, perchè rischia concretamente di perderle. Il voto non voto sulla delibera così sofferta ha fatto venire alla luce il vero mercato che oramai coinvolge larghi strati del personale politico, dove il principio di appartenenza, di lealtà, di coerenza verso il partito o il movimento per il quale si è stati scelti dai propri elettori è andato a farsi benedire. Questo valore non esiste praticamente più. I transfughi, i traditori, i cambia bandiera, quelli che comunque non votano con la propria parte, rispondono oramai solo al proprio interesse. In questi volta faccia ci sono a volte ragioni di coerenza con propri ideali che si sentono traditi, ma ci sono anche ragioni di comodo personale e in prospettiva elettorale.


I partiti sono fragili, liquidi, disarticolati e le maggioranze friabili? Lo sapevamo già, ma qui si aggiunge qualcosa in più, che mina profondamente il concetto di rappresentanza e quindi di democrazia. Sotto questo profilo l'immagine che offre il consiglio comunale è quella di un mercato aperto, dove può succedere di tutto, sopratutto oggi che incomincia una turbolenta campagna elettorale. Ci siamo preoccupati molto delle scelte per i candidati sindaci. Credo che esista un altro problema molto delicato e sottovalutato sui candidati consiglieri comunali. Quale personale politico sta preparandosi nelle liste che supporteranno i pretendenti sindaci? Quali donne e uomini si accingono a correre per entrare in quella Sala rossa, che non vorremmo vedere trasformata in un mercato aperto delle vacche? Con quale fiducia su future coerenze potranno scegliere i cittadini, che malgrado tutto andranno a votare? Quali credenziali di fedeltà possono offrire i candidati consiglieri?

L'altro segnale forte del finale rumenta riguarda più specificatamente la fu maggioranza e le sue componenti abbastanza in dissoluzione, tra il Pd, gli alleati “fedeli” e quelli che oramai stanno prendendo altre strade, se si seguono le cronache di lancio dei candidati: Crivello non seguito da una parte della sinistra radicale, Putti, o chi per lui, in volo solitario insieme a un presunto Quarto Polo. A parte il fuoriuscito grillino e i suoi compagni tutti questi avrebbero dovuto votare la delibera “incriminata” di fusione Amiu-Iren, se si fossero rispettati gli impegni della fu maggioranza, che dall'inizio supportava Marco Doria.

E ora cosa faranno rispetto a una questione che potrebbe essere solo rimandata e trovarsi come una miccia accesa per la prossima amministrazione? Mica si può evitare all'infinito quella montagna di rumenta che può travolgere non solo le persone della politica, ma il bilancio del Comune e, quindi, gli sventurati cittadini.

Il problema riguarda tutto il campo del centro sinistra, comunque esca dal voto dell'11 e del 25 giugno. Combattendo la battaglia elettorale non lo possono eludere né il candidato Crivello, né tutti gli altri. Ovviamente non lo potrà evitare neppure il centro destra, che ieri dirigeva, prudentemente fuori dall'aula del voto, l'orchestra degli sberleffi davanti al patatrac di Doria e alla resa del Pd.

Prepariamoci a sentire nei futuri programmi elettorali ogni tipo di musica, di orizzonte e di suggestione, ma attenzione: sullo sfondo quella montagna di rumenta non la toglie nessuno e rischia di travolgere qualsiasi amministrazione futura.