cronaca

Per l'accusa non era l'unica agevolazione concessa da Pardini
1 minuto e 26 secondi di lettura
La transazione Securpol, la società che si occupa di vigilanza e logistica, non era l'unica che l'ex direttore dell'Agenzia delle entrate di Genova Walter Pardini avrebbe dovuto "agevolare". E coi tre consulenti della società si era parlato anche di un'altra transazione per una società campana che si occupa di raccolta di rifiuti.

E' quanto emerge dalle carte dell'inchiesta che ha portato all'arresto di Pardini insieme all'avvocato Luigi Pelella e ai due commercialisti Massimo Alfano e Francesco Canzano, accusati di corruzione. La società di raccolta rifiuti aveva trasferito la sede a Genova nel mesi scorsi. E secondo gli inquirenti, coordinati dai pm Vittorio Ranieri Miniati e Massimo Terrile, potrebbe non essere l'unica pratica gestita da Pardini.

Ma come mai la scelta di Genova? A rispondere sono gli stessi professionisti nel corso degli interrogatori davanti al gip Paola Faggioni: l'agenzia ligure era più propensa a fare transazioni, si avevano più chances, al contrario della Campania e del Lazio. Per questo scrive il gip, quella di Pardini è "una condotta sintomatica di una personalità senza scrupoli, volta al sacrificio dell'interesse pubblico in vista dell'esclusivo perseguimento del proprio interesse personale nonché e dalla facilità di allettanti e facili guadagni".

I quattro erano stati arrestati una settimana fa dopo una cena al ristorante di Recco 'Manuelina', al termine della quale era stata data una mazzetta da 7.500 dai consulenti al direttore. Secondo l'accusa, quei soldi erano una parte della tangente per agevolare la transazione da 20 milioni di euro che la Securpol aveva in piedi con il fisco. Nei prossimi giorni i legali dei tre, gli avvocati Stefano Savi e Carlo Biondi, presenteranno ricorso al Riesame per chiedere la scarcerazione gli arresti domiciliari.