Servono 38 milioni di euro. Non importa come, purché quei soldi entrino nelle casse di Amiu. Altrimenti la procedura per evitare il fallimento potrebbe diventare una bomba politica senza precedenti. L'avvertimento arriva da Marco Castagna, presidente della partecipata in scadenza di mandato, all'indomani del Consiglio comunale - probabilmente l'ultimo del quinquennio Doria - che ha scaricato sul prossimo sindaco la patata rovente dei rifiuti genovesi.
"La legge è molto chiara, lo hanno detto anche i revisori del Comune: serve un assestamento di bilancio, sono risorse dovute per legge. Il nuovo consiglio comunale si troverà di fronte a un dilemma", spiega Castagna a Primocanale. Le alternative, infatti, sono ben poche.
La prima: riesumare la delibera di aggregazione con Iren, con ingresso immediato al 49% e poi come socio di maggioranza. Proposta già bocciata, ritirata e infine sospesa per iniziativa del Pd. Difficile, quindi, che la futura amministrazione voglia ripartire proprio dall'ultima Caporetto della precedente. A maggior ragione se non sarà dello stesso colore politico.
Un'altra ipotesi sarebbe alzare ancora la Tari, già ritoccata con un aumento del 6,89% che prevedeva di recuperare altre risorse dalla fusione, che però non si è concretizzata. Strada in realtà impercorribile, perché le aliuqote non si possono più toccare dal 31 marzo. Resta solo una via di fuga: apportare pesantissimi tagli al bilancio previsionale con una manovra correttiva da approvare entro il 31 luglio.
"Il Consiglio comunale dovrà prendere decisioni molto chiare, senza avere più quell'imbarazzo elettorale degli ultimi mesi - prosegue Castagna - e noi siamo tutelati da un obbligo di legge. L'unico motivo di rischio sarebbe se da qui a giugno il Comune non pagasse le fatture e non arrivassero quei soldi". Allora cosa potrebbe succedere? "Semplice: si scioglie il Consiglio comunale e arriva un commissario che ci dà i soldi dovuti".
Un'eredità pesantissima, insomma, quella che Doria e la sua teorica maggioranza lasciano ai loro successori: se non si troverà una soluzione, potrebbe addirittura saltare il sindaco appena eletto. Un mostro che, ricorda Castagna, è nato molto tempo fa. "Sono venuti al pettine certi nodi, si ipotizzava di gestire Scarpino fino al 2049. Invece poi ci siamo accorti che per mettere in sicurezza la discarica e la val Chiaravagna servivano 133 milioni di euro, risorse che forse si potevano accantonare molto prima. Portare i rifiuti fuori regione dal 2014 è costato 28 milioni all'anno. Erano problemi da affrontare di petto".
Adesso parlano i numeri dei debiti: 108 milioni per i lavori a Scarpino, 85 per i conferimenti fuori Liguria più gli interessi fanno circa 200 milioni. Il piano di rientro è spalmato su 10 anni, ma adesso, senza un partner industriale, diventa tutto più difficile. "Se Regione e Comune non avessero litigato tra il 2015 e il 2016, forse ora Scarpino sarebbe già riaperta - sospira Castagna - certo quella difficoltà di dialogo non ha aiutato".
Possibile però che Iren fosse l'unica scelta? "In maniera formale è la sola che abbia manifestato interesse. Prima si era parlato di forme di collaborazione su parti del ciclo dei rifiuti, mentre Iren sarebbe entrato come partner industriale, non solo per oggi, ma per un'Amiu che diventasse il player regionale dei rifiuti. Mi auguro che sia ancora interessata, perché col solo socio pubblico è difficile fare impresa", conclude Castagna.
cronaca
Amiu, una bomba per il prossimo sindaco. "Senza quei 38 milioni arriva il commissario"
Il presidente Castagna: "Il Comune deve saldare per legge, altirmenti..."
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