Riceviamo e pubblichiamo l'intervento di Lorenzo Basso, deputato del Partito Democratico, sull'ipotesi di un taglio dei fondi statali all'Istituto Italiano di Tecnologia che ha sede a Genova. Del caso ha parlato anche Roberto Cingolani, direttore dell'istituto, che a Primocanale dice: "I nostri risultati sono ottimi, poi decida lo Stato".
Caro Direttore,
l’IIT rappresenta un’eccellenza di livello internazionale nel settore dell’innovazione tecnologica, un settore fondamentale per lo sviluppo del nostro Paese e per il futuro di Genova.
Di fronte ai tentativi strumentali di mettere in discussione l’autonomia di questa preziosa risorsa, è stato un bene che le istituzioni genovesi e liguri abbiano dato con tempestività una risposta forte e unitaria a sostegno dell’IIT.
Credo però abbia perfettamente ragione il sen. Maurizio Rossi quando afferma che se si vuole sostenere davvero questa eccellenza del nostro territorio questa presa di posizione non sia certo sufficiente ma occorra portare la riflessione oltre le dinamiche locali, entrando nel merito di una battaglia che avrà corso soprattutto a Roma, in particolare in Senato.
Personalmente non possedendo né le competenze né i titoli per formulare giudizi sulla produttività scientifica, lascio ad altri questo compito, ricordando solo che in merito sono previsti, in Italia e nel mondo, organismi preposti e procedure rigorose. E’ notizia dei mesi scorsi che su 38 enti di ricerca valutati dall’agenzia nazionale ANVUR, l’IIT è presente in sei diverse aree tematiche, risultando l’ente più performante in 5 di queste e primeggia a pari merito nella sesta area; del resto anche la prestigiosa rivista Nature ha classificato l’IIT tra i 100 istituti di ricerca al mondo per pubblicazioni di lavori scientifici su riviste ad alto impatto.
Vorrei invece offrire il mio modesto contributo sulla sfera industriale ed economica, campo su cui ho lavorato moltissimo in questi anni, anche grazie all’indagine conoscitiva della Camera dei Deputati su Industria 4.0 di cui sono stato relatore e che mi ha portato in contatto con la parte più dinamica e significativa dell’industria italiana e dell’ecosistema nazionale dell’innovazione.
Il Piano Industria 4.0 non solo ha rappresentato un raro momento di unità delle forze politiche presenti in Parlamento che lo hanno approvato all’unanimità ma ha concretamente portato a misure nella Legge di Stabilità 2016 che ad oggi, come rivelano tutti i più recenti studi economici internazionali, rappresentano gli unici indicatori di forte crescita nel nostro Paese, in una situazione di sostanziale stagnazione dell’economia italiana.
Uno dei pilastri del piano Industria 4.0 richiede espressamente l’aumento dei finanziamenti alla ricerca e al sistema universitario italiano, indicando nel contempo, altrettanto chiaramente, la necessità di fornire più forza e risorse a realtà come l’IIT che sono nate espressamente “con lo scopo di promuovere lo sviluppo tecnologico del Paese e l'alta formazione tecnologica, favorendo così lo sviluppo del sistema produttivo nazionale” (legge istitutiva dell’IIT del 24 novembre 2003, n.326), il cui ruolo è quindi quello di essere in prima fila nella funzione strategica di trasferimento tecnologico e di supporto allo sviluppo industriale.
Si tratta di due direttive di finanziamenti, assolutamente complementari e non alternative. E’ quindi fuorviante porle in contrapposizione. Non può essere lì la questione del contendere almeno che qualcuno non stia cercando di spostare l’attenzione su polemiche strumentali per distoglierla dal tema vero che è quello delle modalità di finanziamento trasparente, continuativo e premiale della ricerca italiana.
Ricordo che l’IIT, proprio per la sua specifica missione, è finanziato direttamente dal Ministero dell’Economia e della Finanza e i suoi finanziamenti seguono logiche diverse da quelli delle tradizionali istituzioni della ricerca italiana. Si tratta infatti di risorse che, non solo in Italia, sono state storicamente destinate alla ricerca industriale, per lo più aerospaziale e militare, giustificando l’utilizzo di risorse pubbliche in tali ambiti con finalità di sicurezza nazionale e di ricaduta economica e occupazionale.
In gran parte dei paesi avanzati siamo di fronte oggi a uno spostamento di parte del finanziamenti a sostegno della ricerca industriale e del trasferimento tecnologico direttamente sul “civile”, e in particolare sulle “human technologies”. E’ un mutamento importante, in grado di portare effetti benefici sull’economia e sull’occupazione, orientato gli investimenti e le migliori intelligenze scientifiche su prodotti in grado di migliorare direttamente la qualità della vita delle persone, piuttosto che alimentare una nuova rincorsa agli armamenti.
La domanda che è giusto porsi è quindi: è riuscito l’IIT ha conseguire gli obiettivi che lo Stato gli ha posto? Pur essendo nato in tempi recentissimi, la risposta è positiva come testimoniano alcuni risultati concreti già conseguiti da questa importante realtà.
Due esempi su tutti.
“SoftHand”, una mano artificiale leggerissima e robusta che consente il recupero delle funzionalità attraverso un arto che imita i movimenti naturali della mano e senza interventi invasivi, ricevendo i comandi del paziente attraverso elettrodi che elaborano gli impulsi dei muscoli dell’avambraccio, permettendo di restituire una vita normale a chi ha perso un arto.
La protesi rientra all’interno del progetto Rehab Technologies, sul quale INAIL e IIT hanno investito circa 11,5 milioni di euro per rendere disponibili, a costi sostenibili, strumenti avanzati per migliorare la qualità della vita delle persone affette da disabilità e favorirne il processo di reinserimento sociale e lavorativo.
Oppure si può pensare a Movendo Technology, startup di successo dell’IIT e recente vincitrice del premio TechTransfert, che proprio oggi ha presentato ufficialmente il robot riabilitativo Hunova. Una startup, frutto della ricerca e del trasferimento tecnologico dell’IIT, che ha già attirato investimenti privati per dieci milioni di euro, con un importante insediamento produttivo di robotica in fase di realizzazione sul territorio, con un rilevante e qualificato impatto occupazionale e effettivi positivi di indotto sulle altre aziende genovesi già in atto.
Esempi concreti e fattuali che testimoniano come l’IIT, analogamente ad altri enti di ricerca similari nel resto del mondo, rappresenti una realtà fondamentale per un nuovo modello di ricerca orientata a ricadute dirette sul tessuto produttivo e industriale.
L’IIT non va contrapposto o messo in competizione con il sistema universitario ma deve continuare a mantenere la sua attuale formula di governance che si affianca al mondo della ricerca tradizionale da un lato e alla ricerca delle industrie dall’altro.
Valorizzando il bacino di talenti e competenze che l’Università sforna ogni anno e offrendo al panorama industriale nuove soluzioni, brevetti e occasioni di investimento per rilanciare l’economia del nostro Paese e creare nuova occupazione.
On. Lorenzo Basso
Camera dei Deputati - X Commissione Attività Produttive
Relatore Indagine Conoscitiva Industria 4.0 della XVII legislatura
cronaca
Ecco perché l'Iit merita i finanziamenti
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5 minuti e 47 secondi di lettura
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