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I retroscena sull'incarico a Mario Orfeo
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La nuova direzione generale della Rai affidata a Mario Orfeo (imposto da Matteo Renzi in vista delle prossime elezioni dopo aver di fatto licenziato il suo prediletto Campo dall'Orto) potrebbe causare un nuovo scontro al vertice per la delusione trasformata in rabbia della Presidente Maggioni.

Il suo disegno era ben diverso, sperava in una direzione affidata a un non giornalista per ottenere lei stessa la delega all'informazione. Di fatto, quindi, la scelta di Renzi ha ridimensionato la Maggioni che non pare abbia digerito bene la nomina di Orfeo.

Pare che lo stesso Orfeo non apprezzasse molto la direzione a Rai News della sua nuova Presidente (e come dargli torto!). Questo passaggio non è quindi indifferente anche per vedere come si schiererà il Cda su Orfeo, certamente un professionista serio sul quale tuttavia non si possono non esprimere dubbi per il ruolo di direttore generale.

Non e' dato sapere da quando un' azienda così complessa, con 12.000 dipendenti, migliaia di contratti da tenere sotto controllo, decine di migliaia di collaboratori, possa essere amministrata da un direttore generale e da un Presidente che sono entrambi giornalisti e non grandi manager d'azienda.

Cercare di mantenere sotto controllo la Rai da parte della politica crea queste scelte dubbie, ferma restando la grande stima per Orfeo, che però avrei visto meglio come direttore di una redazione unificata come accade nel resto d'Europa.

La Rai ha una concessione, dal 28 aprile, del valore di 20 miliardi di euro a mio giudizio del tutto illegittima, non per colpa dell'azienda ma di chi gliel'ha assegnata senza gara, spacciandola come un rinnovo e senza aver chiarito contestualmente gli obblighi del concessionario, rimandati invece ad atti successivi.

Manca tutto in Rai: piano news, piano industriale, piano editoriale, numero dei canali da mantenere. E piu' che altro manca la definizione di cosa sia da considerare servizio pubblico, quali programmi, chi decide quali siano finanziabili o meno con il canone proprio perché ritenuti di servizio pubblico.

Intanto i cittadini pagano il canone a fronte del nulla, di fatto pagano una televisione al servizio della politica. È forma neppure tanto occulta di finanziamento pubblico dei partiti.


* Membro Commissione Vigilanza Rai