I giudici e i magistrati che si sono occupati dei fatti del G8 di Genova hanno scritto al presidente della Camera Laura Boldrini per segnalare i punti critici della legge che il parlamento si appresta a approvare in materia di tortura. E sottolineano come il testo sarebbe di fatto inapplicabile ai casi della caserma di Bolzaneto e dell'irruzione alla scuola Diaz qualificati dalla Corte Europea come torture e trattamenti inumani. La missiva è arrivata alla presidente della Camera nel giorno in cui il disegno di legge approda a Montecitorio.
"Vogliamo richiamare l'attenzione - si legge nella lettera - sulla grave contraddizione che potrebbe crearsi tra concreta applicazione del testo normativo e scopo della legge: adempiere agli obblighi derivanti dalle convenzioni internazionali. Le critiche alla legge in discussione ribadite da ultimo in una lettera indirizzata ai parlamentari dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, non ci sembrano frutto di dissertazioni astratte né di speculazioni teoriche perché trovano un concreto riscontro nella nostra diretta esperienza di magistrati. È infatti indiscutibile che alcune delle più gravi condotte accertate nei processi di cui si tratta siano state realizzate con unica azione" mentre il testo in esame alla Camera prevede che per esserci tortura il fatto debba essere commesso "mediante più condotte". E ancora, vi è tortura anche se la persona non è privata della propria libertà, come avvenuto nella Diaz, mentre "la norma impone la necessità di tale circostanza".
Come non sarebbe applicabile "una condotta alternativa: l'agire con crudeltà. Si deve riflettere su questo paradosso - conclude la lettera -: una nuova legge, volta a colmare un vuoto normativo in una materia disciplinata da convenzioni internazionali, sarebbe in concreto inapplicabile a fatti analoghi a quelli verificatisi a Genova che sono già stati qualificati come tortura dalla Corte europea, garante della applicazione di quelle convenzioni. Sarebbe così disattesa anche l'esecuzione delle sentenze di condanna già pronunciate dalla Corte Edu nei confronti dello Stato Italiano".
"Vogliamo richiamare l'attenzione - si legge nella lettera - sulla grave contraddizione che potrebbe crearsi tra concreta applicazione del testo normativo e scopo della legge: adempiere agli obblighi derivanti dalle convenzioni internazionali. Le critiche alla legge in discussione ribadite da ultimo in una lettera indirizzata ai parlamentari dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, non ci sembrano frutto di dissertazioni astratte né di speculazioni teoriche perché trovano un concreto riscontro nella nostra diretta esperienza di magistrati. È infatti indiscutibile che alcune delle più gravi condotte accertate nei processi di cui si tratta siano state realizzate con unica azione" mentre il testo in esame alla Camera prevede che per esserci tortura il fatto debba essere commesso "mediante più condotte". E ancora, vi è tortura anche se la persona non è privata della propria libertà, come avvenuto nella Diaz, mentre "la norma impone la necessità di tale circostanza".
Come non sarebbe applicabile "una condotta alternativa: l'agire con crudeltà. Si deve riflettere su questo paradosso - conclude la lettera -: una nuova legge, volta a colmare un vuoto normativo in una materia disciplinata da convenzioni internazionali, sarebbe in concreto inapplicabile a fatti analoghi a quelli verificatisi a Genova che sono già stati qualificati come tortura dalla Corte europea, garante della applicazione di quelle convenzioni. Sarebbe così disattesa anche l'esecuzione delle sentenze di condanna già pronunciate dalla Corte Edu nei confronti dello Stato Italiano".
IL COMMENTO
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