"Non c'è mai stata una relazione tra la tifoseria organizzata e la società, io sono uno dei presidenti più contestati, potrei parlare di questo malcostume ma non della relazione tra la dirigenza, la società e la tifoseria, questo rapporto non c'è, è limitato a club che magari chiedono agevolazioni per pensionati e per chi meno abbiente, comunque non è qualcosa che mi vede coinvolto".
Lo ha detto davanti alla Commissione parlamentare antimafia il presidente del Genoa Calcio Enrico Preziosi. "I miei rapporti con la tifoseria non sono semplici, sono complicati, ci sono cartelloni 'Preziosi vattene' dappertutto".
"Ho ho potuto constatare, dopo 25 anni nel mondo del calcio, che c'è questo malcostume: lo stadio è diventato zona franca, è una zona in cui si può fare di tutto, si rimane impuniti, è questo quello che mi preoccupa. Le persone normali, il 95 per cento, hanno paura, spesso non portano i bambini. Quando ci sono risultati che non arrivano, si coglie l'occasione per contestare: in realtà vengono fatte azioni delinquenziali, è questa la verità, tutto questo mi preoccupa".
"In altri stadi - ha aggiunto Preziosi - è impossibile fare quello che si fa in Italia, occorre dare un segnale, bisogna farlo capire subito: allo stadio si deve andare per vedere la partita e basta. La Digos è a conoscenza di 'tifosi caldi', deve controllarli e governarli, si cerca di usare il buonsenso per evitare scontri", anche perchè, ha spiegato il numero uno del Genoa, c'è una disparità numerica tra agenti e tifosi, "i rapporti con la Digos sono di dialogo obbligato".
Comunque, pur essendo spesso oggetto di contestazioni, Preziosi ha precisato: "Non ho mai avuto paura che qualcuno mi potesse colpire fisicamente". L'amministratore delegato del Genoa ha detto che "non ci risultano fenomeni di bagarinaggio".
SCULLI - "Sculli è un ragazzo preso dalla Juventus ed è sempre stato chiacchierato. Con noi ha disputato 4 o 5 campionati e ha sempre fatto il suo dovere, era ardimentoso in campo. Non so se gli proveniva dalla famiglia, ma a me non risulta che abbia connivenze. Il nostro rapporto era solo sul campo". Lo dice il patron del Genoa, Enrico Preziosi, nell'audizione in commissione Antimafia rispondendo alla domanda sui presunti legami con la criminalità organizzata dell'ex rossoblù dovuti a rapporti familiari diretti "con capi indiscussi e di famose cosche calabresi e 'ndranghetiste", come domandato dalla presidente della commissione, Rosi Bindi. Riguardo la partita Genoa-Siena del 2012, Giuseppe Sculli fu l'unico a dialogare con gli ultras che avevano costretto la squadra a sfilarsi la maglia dopo la sconfitta per 4-1: "Ricordo - aggiunge Preziosi - che era stato chiamato da un tifoso e si parlava con lui in un orecchio, in un modo così plateale che mi aveva sorpreso, sembrava ci fosse un rapporto stretto tra loro".
IL CASO GENOA-SIENA . Gli episodi che hanno fatto seguito alla partita Genoa-Siena del 2012 sono stati "un'umiliazione, una sconfitta per lo Stato, è umiliante consegnare le maglie" a quegli ultrà "non andava dato il Daspo ma la galera", ha detto Preziosi rispondendo alle domande del senatore Pd Stefano Esposito e del deputato Pd Marco Di Lello, coordinatore del comitato mafia e sport della Commissione Antimafia "Nessuno ha fatto con piacere il gesto della restituzione della maglia", ha spiegato Preziosi, ma "a me non risultano altre pressioni" da parte della tifoseria, "tutti i calciatori erano molti tristi, nessuno era sereno, quel che è successo dopo tuttavia - ha precisato - fa parte del modo omertoso in cui non si riesce ad entrare"
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Genoa, Preziosi in antimafia: "Nessun rapporto con la tifoseria organizzata"
Il presidente rossoblù: "Genoa-Siena? Una sconfitta per lo Stato"
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