La domanda è se le focaccette sono “ortodosse” o, se, invece, hanno strappato anch’esse la tradizione e hanno preferito il baffo di D’Alema e l’”acqua” in cui nuota Bersani.
L’incertezza è grande, mentre sotto la canicola proseguono i preparativi per le Feste meno feste che la sinistra abbia mai celebrato in questa era politica. Infatti si possono ancora chiamare feste questi festival, dove l’obiettivo sarà quello di almeno introdurre qualche tema un po’ più approfondito delle sberle prese nelle elezioni in sequenza degli ultimi anni?
Per questo il derby delle focaccette sembra appassionare di più che ogni altra discussione ancora evanescente o latitante. Eppure escono libri autobiografici sugli ultimi anni del centro sinistra avviato al patatrac, come quello del prode Simone Farello, narrante i suoi “maledetti “martedì nella Sala Rossa che devono essere stati un bell’incubo con il senno di poi, da quando si lottava con la trasbordante Marta Vincenzi (che pubblica anche lei un altro libro dedicato però ai pesci e viene da chiedersi se non sia un modo, insieme alle focaccette di chiedere un miracolo per la sinistra: appunto la moltiplicazione dei pani e dei pesci….), a quando il povero Pd si è trovato il muro Doria, che non si sapeva da che parte prendere per farlo parlare.
E ora che la nuova giunta bucciana sforna un’opera al giorno, comprese quelle completate sfruttando gli investimenti dei predecessori , come la pulizia del Bisagno, il difetto di comunicazione precedente appare come una afasia destinata a durare. Che vi sembrano i post, gli sms, i comunicati degli ex se non un balbettio postumo, un inutile testamento letto da notai che non gliene frega più niente?
La festa rituale che incomincia a fine agosto sembra il modo migliore di esorcizzare questa difficoltà di esprimersi che il centro sinistra e il Pd in particolare hanno manifestato e continuano a manifestare?
Probabilmente no, ma intanto bisogna incominciare a vincere il derby delle focaccette, che se il loro profumo salisse su dai giardini Luzzati e inondasse le Erbe e poi De Ferrari, invitando il pubblico a scegliere quella location, invece dello sprofondo di Cavour, sarebbe una altra sconfitta. E la conclusione dopo tutte queste sberle elettorali, sarebbe inevitabile: gli hanno reso pan per focaccia. E la caccia ai fornai delle focaccette giuste sarebbe una partita da far impallidire il calcio mercato di Genoa e Samp.
IL COMMENTO
Situazione drammatica, presidente Meloni serve incontro urgente
La Liguria vuole tornare a correre, al via i cento giorni di Bucci