cronaca

Gli ermellini hanno sostenuto l'ipotesi più grave
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Confermata dalla Cassazione la corruzione per atti contrari a quelli d'ufficio (pena massima dieci anni) - e non, come sostenuto dagli avvocati difensori, per la meno grave ipotesi di corruzione per atti contrari alla funzione (pena massima sei anni) - nell'inchiesta che ad aprile ha portato all'arresto dell'ex direttore dell'Agenzia delle Entrate di Genova, Walter Pardini, e di alcuni professionisti consulenti della Securpol, commercialisti e avvocati, per tangenti in cambio di una transazione fiscale molto 'agevolata' che si sarebbe dovuta chiudere con il pagamento di soli due milioni di euro a fronte di una richiesta di 26 milioni.

La Procura di Genova a metà giugno ha chiesto il rito immediato, scelta che trova ora il supporto dell'Alta Corte, si attende la decisione del gip. Nel suo verdetto, la Suprema Corte ricorda che Pardini aveva ricevuto 7500 euro in contanti "per compiere atti contrari ai doveri di ufficio" durante una cena al ristorante, lo scorso dieci aprile. L'ex direttore - sospeso l'undici aprile e dimessosi a luglio - "si rendeva disponibile a definire la posizione tributaria" della Securpol "con una transazione ad essa particolarmente favorevole a scapito dei legittimi interessi dell'erario, e, avvisato dai funzionari incaricati della pratica che la proposta di transazione, che egli aveva contribuito a predisporre, era fondata su un bilancio contenente costi fittizi o gonfiati" avvertiva i consulenti "suggerendo loro la necessità di operare gli opportuni 'aggiustamenti'. Fatto aggravato in quanto avente ad oggetto in pagamento di tributi".

Secondo i difensori di due dei consulenti indagati - il commercialista Massimo Alfano, e l'avvocato Luigi Pelella, entrambe napoletani, il secondo candidato per Forza Italia alle regionali del 2015 - l'oggetto dell'accordo corruttivo era "inesistente" perchè al più si sarebbe trattato di un "impegno all'espressione di un parere favorevole sull'istanza transattiva" e nemmeno vincolante in quanto la parola finale spettava alla Direzione regionale. Ma per gli 'ermellini', la corruzione contraria ai doveri d'ufficio si realizza "anche mediante il rilascio di un parere non vincolante, allorchè esso assuma rilevanza decisiva nella concatenazione degli atti che compongono la complessiva procedura amministrativa e, quindi, incida sul contenuto dell'atto finale".

Nel verdetto si trova conferma anche del fatto che ci sono molte altre società coinvolte. I consulenti della Securpol, facilitati a Genova dal commercialista Stefano Quaglia, indagato che ha descritto il 'sistema', avevano infatti instaurato con Pardini - spiegano gli 'ermellini' - "un proficuo rapporto" alla luce della "già intrapresa 'collaborazione'" con la Ecologia Falzarano, società campana nella raccolta dei rifiuti, che aveva "inopinatamente", come la Securpol, "trasferito da Napoli a Genova la propria sede sociale e che era parimenti interessata ad una transazione fiscale" a prezzi stracciati.

Pardini aveva già manifestato la sua disponibilità e "aveva posto le basi per il prosieguo della 'collaborazione', con riferimento a numerosi clienti" dei professionisti arrestati, e ora di domiciliari come l'ex direttore, che "stante la netta chiusura opposta dall'Agenzia delle Entrate di Napoli ad ipotesi di accordi transattivi, erano interessati a trasferire le proprie pratiche al Nord, per avere maggiori chances di risultati positivi".