Si dovrà discutere delle diverse ipotesi in campo: da una parte il prolungamento della concessione a Genoa e Samp, ma è una soluzione (soprattutto se si parla di affidamento a lungo termine) che potrebbe essere in contrasto con le normative europee (Bolkestein), e comunque non può essere slegata da un puntuale piano industriale per migliorare le condizioni dell’impianto sportivo. Dall’altra si potrebbe tornare a valutare l’alienazione del Ferraris, sempre che Genoa e Sampdoria siano interessate: in questo senso si dovrebbe ragionare su nuove perizie che andrebbero ad accertare una valutazione effettiva dello stadio (fermo restando che la cessione potrebbe avvenire ad un prezzo “politico”).
Nel 2008 l'allora assessore allo sport Pastorino disse - in occasione di un consiglio comunale - che lo stadio era stato conferito a Sportingenova (che nasce nel 2006) con un valore periziale di 36 milioni. Nel 2009, il caso Ferraris era tornato nuovamente sotto i riflettori: soliti problemi (legati al manto erboso e non solo) e soliti interrogativi. Così il Comune decise di procedere, attraverso una società specializzata, ad una nuova perizia: la cifra scende a 26 milioni. Dunque dal 2006 al 2009 il valore si abbassa di ben dieci milioni. Da allora non ci sono più state perizie ufficiali, ma secondo l’architetto Roberto Burlando che aveva coordinato il gruppo di lavoro per conto della Fondazione Genoa nel progetto di riqualificazione del Ferraris, il valore dello stadio sarebbe ancora più basso: pur trattandosi di una stima chiaramente ufficiosa – dice Burlando – oggi il valore può essere attorno ai 20 milioni di euro.
In undici anni, dal 2006 al 2017, il Ferraris avrebbe dimezzato la sua quotazione. Perché? La risposta è semplice. Gli interventi migliorativi sono stati relativamente al tempo trascorso molto pochi: nuovi seggiolini in alcuni settori, miglioramento della sicurezza interna ed esterna, lavori nell’area ospitalità della tribuna e il manto erboso. Uno degli aspetti più critici resta quello legato alla difficoltà ad utilizzare locali al piano terra e interrati che non possono essere adibiti a fini commerciali, a meno che non si intervenga con ingenti investimenti legati alla messa in sicurezza, in riferimento alla vicinanza con il Bisagno.
IL COMMENTO
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