Niente corteo "per rispetto alla città". La Fiom ha deciso di sospendere l'agitazione e di mantenere solo un presidio davanti alla fabbrica occupata. Una decisione che smorza la tensione dopo le accuse pesanti degli altri sindacati (Fim e Uilm) e la tirata d'orecchie del Governo. Anche se il segretario Bruno Manganaro assicura che i motivi sono altri: "Vogliamo dare un segnale alla città, che è stata solidale con noi, in questa giornata di pioggia".
Così il drappello di circa duecento persone, operai ma anche tanti impiegati, resta a presidiare l'acciaieria dove la produzione è ferma da lunedì. Tornelli chiusi, non si entra. Fuori, la tenda rossa che simboleggia l'occupazione. Dopo una notte passata quasi in bianco, chi in fabbrica, chi in macchina, ci si tiene svegli con qualche coro da stadio. Per qualcuno è la prima volta, per altri è "l'ennesima lotta", come racconta Andrea Biondi: "È andata bene nonostante qualche discussione coi colleghi. La stanchezza? Non la teniamo, siamo pronti a continuare".
La protesta riprenderà mercoledì con un corteo diretto in centro. L'obiettivo è parlare con la giunta regionale prima della partenza per l'incontro a Roma col ministro Calenda. Dunque agitazione non revocata, ma sospesa. "A meno che non ci arrivi la convocazione - ribadisce Manganaro - in quel caso interrompiamo anche subito". Ma il tavolo sull'accordo di programma sarà proprio una delle richieste che partiranno dalla Liguria.
"Prima di andare a Roma siam ben contenti di incontrare i rappresentanti dei lavoratori, anche perché credo che il territorio debba restare unito e trovare punti di condivisione - ha detto l'assessore Rixi - chiediamo di capire quale sia il piano industriale di Mittal, quali sono gli investimenti sullo stabilimento di Genova e chiediamo che ci sia un tavolo di Genova che parta dall'accordo di programma e che il governo faccia fronte ai propri impegni. L'asso nella manica è la buona volontà di tutti. Andremo a Roma con delle proposte di buon senso e chiederemo al governo di rispettare i patti".
"I numeri usciti finora per noi sono inaccettabili, andremo a ribadire a Calenda la nostra posizione e la volontà di avere un tavolo separato - continua Rixi - La tipicità del nostro stabilimento deve essere tenuta in considerazione. Per noi quella non è un'area qualsiasi, non siamo in Lombardia né in Piemonte: è una delle poche aree pianeggianti infrastrutturali appetibili nel nostro arco regionale - ha aggiunto Rixi - Non è possibile avere lì un tasso di occupazione come quello del deserto del Sahara".
Dagli altri sindacati sono arrivate accuse pesanti: una "minoranza anti democratica" che "rischia di pregiudicare l'intero negoziato". I lavoratori in lotta non ci stanno: "È vergognoso che si dica questo, abbiamo 10 delegati su 16, siamo la maggioranza - protesta Paolo Terrizzi, impiegato Fiom - l'unico aspetto democratico è stato il passaggio unitario con Cisl e Uil del 17 ottobre in cui è stato chiesto subito un tavolo sull'accordo di programma e zero esuberi. Chi ha rovesciato l'esito della riunione non siamo noi, ma gli altri".
Intanto Ilva ha presentato un esposto alla stazione dei carabinieri di Cornigliano - Sestri Ponente perché ritiene che l'occupazione dello stabilimento, in corso da parte della Rsu Fiom, abbia causato danni all'azienda e ai lavoratori. Nell'esposto si fa riferimento al fatto che chi non aderiva alla protesta è stato allontanato dai reparti e ciò ha determinato lo stop di tutta la produzione.
Nell'esposto si legge che "gli scioperanti hanno fatto irruzione nell'area dove erano ricoverati tutti i mezzi operativi" e che "nonostante i ripetuti richiami della Security aziendale i manifestanti hanno spostato una pala gommata e un carrellone, per posizionarli davanti alla recinzione nei pressi della portineria. Per raggiungere il loro scopo, hanno spinto e rimosso un autobus che era stato posto a protezione della stessa recinzione dalla Security".
Ilva nell'esposto scrive anche che "la manifestazione ha creato gravi disagi anche ai lavoratori del secondo turno ai quali è stato impedito l'accesso al sito". L'azienda denuncia anche che i manifestanti "si sono impossessati di alcuni strumenti di lavoro senza essere autorizzati" ed hanno tentato "di posizionare alcuni new jersey davanti alla portineria per bloccarne l'accesso". Nell'esposto si legge anche che stamani "i manifestanti hanno bloccato anche l'ingresso carraio nel lato aeroporto, dove alcuni dipendenti intenzionati a rispettare il proprio turno di lavoro avevano tentato l'accesso, vista l'impossibilità di recarsi all'interno dello stabilimento dall'ingresso abituale".
La segreteria nazionale della Fiom ha finalmente teso la mano. "Stiamo coi lavoratori in lotta - ha detto il segretario generale Rosario Rappa giunto a Genova - Li ringrazio per l'iniziativa, che serve non solo a loro ma a tutti i lavoratori Ilva ma anche per testimoniare una unicità di vedute tra la Fiom di Genova è quella nazionale". Rappa ha spiegato le motivazioni della protesta dello stabilimento genovese. "Un primo risultato è stato ottenuto: domani il governatore Toti e il sindaco Bucci saranno ascoltati dal ministro Calenda, attenderemo e se questo produrrà fatti positivi, ovvero un riconoscimento formale, i lavoratori torneranno a lavorare, altrimenti la lotta continuerà".
"Il nostro primo punto è non dividerci dai lavoratori - ha detto Francesca Re David - Bisognerebbe che chi sta al tavolo, le istituzioni, si rendesse sempre conto che noi abbiamo questo vincolo di rappresentanza che per noi è determinante. All'Ilva di Genova c'è una situazione particolare, lì c'è un accordo di programma firmato anche dal sindacato e dalle regioni. Se il Governo pensa di non ragionare su questo punto, sull'accordo firmato, e di non convocare al tavolo e i sindacati che sono firmatari di quell'accordo, ma di ragionare solo con le istituzioni fa un errore".
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