
Vitali aveva impugnato la sentenza emessa dai giudici nel dicembre dello scorso anno respingendo tutte le accuse. I magistrati della Corte d'Appello hanno però rigetto il ricorso, confermando totalmente la sentenza di primo grado. Il medico, che aveva un rapporto di lavoro esclusivo con la struttura sanitaria per la quale lavorava, era autorizzato a svolgere attività privata in regime di intramoenia allargato, versando quanto dovuto all'azienda. Dalle indagini dei Nas era emerso che l'anatomopatologo aveva refertato, dal 2004 al 2009, quasi 5 mila pap-test in regime privatistico senza versare il dovuto all'ente pubblico e utilizzando le sue strutture. Dalle indagini, che hanno coinvolto numerosi medici, era emerso che un ex dipendente dell'ospedale San Martino, ritirava i reperti biologici dai ginecologi, li portava a casa per la 'colozazione' e poi li consegnava a diversi anatomopalogi in servizio presso strutture pubbliche per le analisi.
Per i giudici di primo e secondo grado Vitali avrebbe "dolosamente cagionato un danno all'Asl 2 savonese svolgendo attività non autorizzata"
IL COMMENTO
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