
Solo il primo è accusato di omicidio volontario, mentre gli altri devono rispondere di rissa aggravata. Secondo gli inquirenti, coordinati dal pm Alberto Landolfi, il delitto sarebbe maturato per un debito di droga.
Quel giorno i due Morso arrivarono all'appartamento dove stavano i tre armati di pistola. Di Maria, N'Diaye e Beron a loro volta aspettavano i due e avrebbero cercato di aggredirli. Ne era nata una rissa e Di Maria era stato ucciso. Padre e figlio erano scappati ma dopo 24 ore il più giovane si costituì e confessò di avere sparato. Il padre si era presentato dai carabinieri due settimane dopo il delitto.
L'autopsia aveva chiarito però che Di Maria, trovato coi polsi semi legati da fascette da elettricista, era stato colpito con un coltello, arma mai ritrovata dagli inquirenti. I Morso avevano detto di aver avuto solo due pistole e che i coltelli li avevano gli altri contendenti. Nell'udienza di oggi sono stati sentiti due amici di N'Diaye di cui uno ha raccontato di avere comprato le fascette su ordine dello stesso N'Diaye che gli aveva anche detto di accompagnare i due Morso nella casa.
IL COMMENTO
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