Due occhi verdi tuffati in un viso abbronzato, muscoli in vista e un tatuaggio aggressivo: lo incontriamo mentre è uscito per fumarsi una sigaretta. Tiene fra le braccia, con la delicatezza che sarebbe dovuta a un neonato, una mano di gomma e un braccio di plastica. È lui il primo biglietto da visita dell'Iit, l'Istituto Italiano di tecnologia di Genova, alla faccia degli stereotipi che ti fanno immaginare solo ricercatori "sfigati", perché così i normo-cervello-dotati vogliono immaginare i mezzi genii che lavorano qui sulla collina di Morego, forse per trovare per forza qualche difetto. Invece tiè...
Siamo all'uscita del casello di Bolzaneto "un luogo orribile" dico al vice direttore Alberto Diaspro: "Macchè!" risponde stizzito. "Ma secondo me molti genovesi e liguri quasi provano un po' di imbarazzo a immaginare questi scienziati a lavorare tra uno svincolo Autostradale e il mercato all'ingresso di frutta e verdura...". Invece Diaspro non ci sta e mostra orgoglioso la vista sulla collina verde di fronte, costellata di casette antiche: "Poi per noi l'importante è che ci siano i laboratori. Abbiamo i pulmini per i ricercatori. Ci siamo fatti un ristorante interno. Ci stiamo bene".
Qui puoi immaginare come sarà il mondo fra dieci anni, quando ad esempio gli scarti alimentari della grande industria produrranno plastiche e altri materiali, che invece che andare a ingrandire le isole di plastica, saranno biodegradabili: ed ecco che mangerai magari in un contenitore fatto di ex bucce di arancia. Oppure scoprire che si chiama grafene la plastica del futuro e che serve per fare un'infinità di cose, dai caschi più sicuri per i motorini, alle suole per scarpe antibatteriche e antisudorazione, studiate per il mercato mediorientale.
Ma torniamo al giovane che abbiamo incontrato all'ingresso: ci accompagna nel laboratorio dove, insieme a due colleghi, studia come ridare a chi ha perso un braccio la possibilità di afferrare oggetti con un arto artificiale: grazie ad alcuni microchip installati nella protesi di plastica, basterà contrarre il muscolo del moncherino per far muovere la mano di plastica. È già stato sperimentato per tre anni e si attendono le ultime autorizzazioni per metterlo in circolazione. A questo progetto ha contribuito INAIL, visto che l'obiettivo è fornirlo gratuitamente. Quelli in commercio costano anche 55mila euro.
In un altro laboratorio, questa volta scelto da Nikon come centro di riferimento, si analizzano neuroni "vivi" grazie a microscopi sempre più efficienti. Oppure si studiano le molecole di malattie rare come la cosiddetta sindrome dei "bimbi nati vecchi". Un settore fondamentale per trovare, questo è l'obiettivo finale, cure e fermarci nuovi.
Qui all'Iit scopri anche un'altra cosa bella, in un mondo del lavoro dove, causa crisi, conta più la disponibilità a fare tutto ciò che viene
richiesto rispetto alle singole capacità. Qui le persone hanno valore, i ricercatori sono scelti grazie a call internazionali e se l'Iit decide di trasferirli in paesi lontani, per incentivarli, cerca di trovare lavoro anche al coniuge o di garantire comunque il mantenimento della famiglia. Una meritocrazia che dovrebbe insegnare molto anche in altri campi. E non c'è da stupirsi che infatti ci siano anche cervelli di ritorno. Dall'America all'Italia.
salute e medicina
Ecco la mano robotica targata Genova che esce dai laboratori dell'Iit
Ricercatori scelti grazie a call internazionali
2 minuti e 43 secondi di lettura
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