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Ma il Comune non riesce a incassare il 20% della tariffa
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È tutt'altro che chiusa la partita dei rifiuti a Genova. Finita l'odissea della giunta Doria, uscita di scena sul fallimento dell'operazione Amiu-Iren, ora la 'rumenta' è affare di Bucci e del suo staff. Fatto sta che i soldi per andare avanti, con Scarpino chiusa almeno fino a maggio, ancora non ci sono, e questo impone una corsa contro il tempo per ottenere risparmi ovunque possibile. A meno di non tradire i genovesi con una nuova stangata sulle tasse.

"In questo momento non c'è l'intenzione di aumentare la Tari. Anzi, la speranza sarebbe quella di abbassarla. È indubbio che abbiamo ereditato una situazione particolarmente pesante. Stiamo lavorando". A gettare acqua sul fuoco è l'assessore all'ambiente Matteo Campora, che ha recepito le bollenti deleghe di Italo Porcile. Da Tursi assicurano che stanno facendo "il possibile e l'impossibile" per evitare aumenti.

Ad oggi la Tari, con un'aliquota già accresciuta del 6,89% dalla precedente giunta, copre circa 121 milioni di euro, cioè 12-13 milioni in meno dei costi operativi. Ma la beffa è che, secondo stime interne, il Comune non riesce a incassarne una quota intorno al 20% rispetto al dovuto. Colpa di un impiccio burocratico che permette a molte attività commerciali e industriali di evitare l'iscrizione ai 'ruoli' e aggirare del tutto l'imposta. L'evasione vera e propria, invece, ammonta più o meno a 5 milioni, ma non ci sarebbero su questo analisi ufficiali.

Intanto, quello che arriverà entro Natale sarà un regalo tanto atteso quanto temuto: il nuovo piano industriale. Solo con quel documento, che conterrà i costi operativi in dettaglio, si potranno fare i conti a ragion veduta. Il contenuto è ancora top-secret. Sembra che alla fine ne verranno proposti due: uno fino al 2020 e un altro con prospettive di lungo termine. Lunedì il cda si riunirà e in quella data potrebbe arrivare l'approvazione

È certo, però, che l'azienda guidata oggi da Ivan Strozzi stia cercando di lesinare il più possibile sui costi che affronta per portare la spazzatura fuori città, un'operazione che grava sulle spalle dei genovesi per 28 milioni all'anno. Si parla di obiettivi molto ambiziosi: 7 milioni e mezzo di risparmi sulla gestione e almeno 5 milioni sugli 'extra' per lo smaltimento. 

L'obiettivo è presentarsi alla porta dell'assessore Pietro Piciocchi con una ricetta operativa che sia compatibile col bilancio previsionale del 2018 da approvare entro febbraio. L'indirizzo politico, più volte ribadito dal sindaco Bucci, è perentorio: niente aumenti sulla tariffa. Eppure, dagli uffici del Comune, c'è chi è pronto a scommettere che un ritocchino sarà necessario per non finire a bagno.

Ma molto dipenderà anche dai tempi di riapertura di Scarpino 3. Al momento è sempre in corso il 'capping', cioè la procedura per rendere il terreno impermeabile e impedire così infiltrazioni inquinanti. La tabella di marcia dipende da vari fattori, tra cui il meteo. Se non pioverà troppo, a gennaio arriverà l'ultimo via libera in conferenza dei servizi e la discarica sarà pronta per maggio 2018. Il risparmio così ottenuto ammonterebbe a circa 6 milioni annui. Ancora troppo poco per dormire tranquilli.