Mossa a sorpresa del ministro Calenda che ha riconvocato per domani, 22 dicembre, l'incontro su Ilva a Roma coi sindacati. Una chiamata che arriva dopo il vertice con Emiliano sfociato nell'annuncio del ministro: "Se la Regione Puglia e Taranto non ritirano il ricorso, da gennaio iniziamo a spegnere l'Ilva e chiudiamo il tavolo". Il che significherebbe, a cascata, grossi guai per Cornigliano e un clima che torna tesissimo, per motivi diversi.
"Novità? Non credo, andremo là per fare il punto su cosa succederà nelle prossime settimane", spiega il segretario genovese della Fiom, Bruno Manganaro. Tutti col fiato sospeso aspettando il passo indietro del governatore che però appare improbabile, anche perché ormai è iniziata la campagna elettorale. "Emiliano è schizofrenico, mette a rischio tutti - accusa Manganaro - lui può decidere per il suo territorio, ma non per Genova e Novi. Se vuole chiudere gli impianti lo dica chiaro, senza andare per tribunali".
Calenda dovrà chiarire se e come la trattativa con Mittal potrà andare avanti, con una pratica pendente al Tar. Durante l'incontro del 20 dicembre erano arrivati segnali rassicuranti per Genova: "L'accordo di programma ormai è un punto assodato, ci avevano confermato la convocazione di un tavolo specifico al rientro dalle feste - riferisce il sindacalista - ora però è tutto subordinato a ciò che succederà nelle prossime settimane". Confermato anche un secondo tavolo il 10 gennaio per avviare il confronto sulle unità produttive.
Il futuro è molto incerto. "Come l'hanno presa i lavoratori? Uno schiaffo", dice il segretario Fiom. Se i giudici accoglieranno la richiesta di sospensiva, a Taranto cesserà la produzione. Ma da Cornigliano, che riceve rotoli d'acciaio solo dalla Puglia, il messaggio è netto: "Se qualcuno pensa di fermare questo stabilimento noi scenderemo ancora in piazza - scandisce Manganaro - perché un'alternativa c'è: far arrivare il materiale da altre fabbriche. Altrimenti è un suicidio per tutti".
Intanto le segreterie nazionali di Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm chiederanno ufficialmente al presidente Michele Emiliano di ritirare il ricorso. "Bisogna riattivare il buonsenso e il senso di responsabilità - argomenta Alessandro Vella, segretario della Fim genovese - cose che sono mancate in questi ultimi periodi. Bisogna continuare i tavoli di trattativa".
Nel frattempo l'antitrust Ue ha completato l'indagine sulle misure di sostegno a favore dell'Ilva, concludendo che due prestiti concessi dall'Italia nel 2015 comportavano aiuti di Stato illegali. L'Italia deve ora recuperare dall'Ilva "l'indebito vantaggio", di circa 84 milioni di euro. Lo fa sapere la Commissione Ue, precisando però che "le altre misure di sostegno non comportavano aiuti di Stato", e che la decisione "non interferisce con l'attuazione delle misure ambientali" né con la procedura di vendita.
L'indagine della Commissione ha confermato che due delle cinque misure hanno conferito all'Ilva un vantaggio indebito, violando le norme Ue sugli aiuti di Stato. L'Italia ha concesso tale sostegno nel 2015, nel periodo quindi dell'apertura della procedura d'insolvenza. In particolare, il sostegno riguarda le condizioni finanziarie relative ad una garanzia statale su un prestito di 400 milioni di euro e ad un prestito pubblico di 300 milioni di euro.
"Tali importi sono stati utilizzati per finanziare il fabbisogno di liquidità dell'Ilva relativo alle sue attività commerciali e non per sopperire ai costi della bonifica ambientale. Entrambe le misure sono state concesse a condizioni più favorevoli rispetto alle condizioni di mercato e hanno avvantaggiato l'azienda rispetto agli altri produttori di acciaio dell'Ue, che devono finanziare a proprie spese le operazioni correnti e gli interventi di ristrutturazione".
L'Ilva deve ora rimborsare circa 84 milioni di euro di aiuti (interessi esclusi), corrispondenti alla differenza tra le condizioni finanziarie del prestito e della garanzia di cui ha beneficiato, e le condizioni prevalenti sul mercato. Inoltre, per quanto riguarda il futuro, le condizioni di concessione del prestito e della garanzia dovranno essere adeguate alle condizioni di mercato. "L'obbligo di rimborsare gli aiuti illegali rimane responsabilità dell'Ilva e non se ne prevede il trasferimento all'eventuale futuro acquirente degli attivi, a condizione che vi sia discontinuità economica tra l'Ilva e l'entità acquisita dal nuovo proprietario", precisa la Commissione.
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Ilva, il Governo convoca tutti a Roma. Fiom: "Se si chiude andiamo in piazza"
Appello in extremis a Emiliano: "Ritiri il ricorso"
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