"Caro segretario, abbiamo appreso con sgomento della composizione delle liste in Liguria. Riteniamo inaccettabile che tra i capilista alla Camera e al Senato non figuri nessun rappresentante della comunità genovese, che - lo ricordiamo - pesa quasi la metà degli elettori liguri. In questa situazione non siamo in grado di sostenere la campagna elettorale, e valuteremo se chiedere ai nostri parlamentari uscenti di ritirare la propria candidatura".
Lo scrivono in una dura lettera al segretario del Pd Matteo Renzi gli orlandiani genovesi che, dopo essersi riuniti in via Maragliano, hanno minacciato di ritirare le candidature dei parlamentari uscenti. "Altrettanto incomprensibile, anche alla luce delle vicende del Partito Democratico ligure che tu conosci bene, è l'assenza tra i capilista di un candidato espressione della mozione Orlando, che in Liguria ha ottenuto il più alto risultato congressuale d'Italia".
Nel frattempo la direzione del Pd ha approvato le liste a notte fonda. Con uno strappo pesante a livello nazionale: quello degli orlandiani, che non hanno partecipato al voto. "Non c'è stata nessuna trattativa o braccio di ferro, perché i nomi li sentiamo solo ora, non li abbiamo neanche letti", lamenta il guardasigilli parlando anche a nome di Gianni Cuperlo e Michele Emiliano, dopo che Lorenzo Guerini distilla il lungo elenco dei candidati.
Ma Matteo Renzi rivendica il lavoro fatto: "È stata una delle esperienze più devastanti che abbia vissuto ma da domani dobbiamo fare una grande battaglia: la squadra avversaria è meno forte di noi". Intorno alla mezzanotte, dopo diverse ore di attesa, il segretario chiedeva di pazientare e avvertiva: "Le liste non troveranno la totale condivisione, ma è giusto che un'assemblea democratica possa dare la propria valutazione". Poi dopo la lettura dei nomi alle due e mezza, la direzione respinge la richiesta di Andrea Orlando di avere un'ora per valutare i nomi. La minoranza esce. Le liste sono approvate: ci saranno ventiquattro ore per i ricorsi.
La rivolta nel Pd genovese era scoppiata venerdì pomeriggio, quando è trapelata la notizia che i capilista individuati dai vertici nazionali portavano il nome di Raffaella Paita, Franco Vazio (alla Camera) e Vito Vattuone (al Senato). Rispettivamente nati alla Spezia, Albenga e Casarza Ligure, ma candidati a Genova. I ministri uscenti Orlando e Pinotti sarebbero invece candidati in altre regioni.
"Questa è fedeltà alle consorterie, alle bande, c'è qualcuno che è fedele a qualcun altro, l'obbedienza è premiata rispetto alla capacità. Con questa lista andremo incontro all'ennesima sconfitta - attacca l'ex segretario cittadino Alessandro Terrile ai microfoni di Primocanale - vogliamo siano inseriti candidati riconosciuti dai cittadini. Ma la spia che ci fa capire come sono state fatte queste liste è proprio che non ci sono genovesi".
Alcuni faticano a immaginare "di fare campagna elettorale in questi termini", qualcuno addirittura non andrà a votare. In sede c'erano tra gli altri Terrile, il consigliere regionale Giovanni Lunardon, i parlamentari uscenti Mario Tullo, Lorenzo Basso, Mara Carocci, l'europarlamentare Renata Briano.
"Abbiamo sempre avuto un atteggiamento di grande responsabilità anche dopo sconfitte cocenti - spiega uno dei partecipanti - ma abbiamo evidentemente sbagliato". "Siamo arrabbiati - afferma un altro - perchè a quanto sembra non ci sarà neppure un esponente della minoranza, quella che comunque parla al mondo più deluso del Pd, ma soprattutto perchè per la prima volta Genova potrebbe non avere un candidato in grado di essere eletto".
"Chiediamo che venga riconosciuta alla Federazione di Genova almeno una posizione di capolista nell'ambito dei collegi plurinominali della Liguria, al netto delle figure nazionali - spiega il segretario genovese Pandolfo - Questo in virtù del peso demografico, sociale, economico, politico ed elettorale del territorio corrispondente alla Federazione provinciale Pd di Genova dove vive quasi la metà della popolazione ligure".
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Pd: sì alle liste, strappo Renzi-Orlando. Genova minaccia: "Niente campagna"
Voto a notte fonda, la minoranza non partecipa
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