cronaca

Emerge dal rapporto semestrale della Dia
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 Il porto di Genova ha in alcune occasioni affiancato e in qualche caso sostituito lo scalo di Gioia Tauro per quanto riguarda il traffico degli stupefacenti controllato dalla 'ndrangheta proveniente dal Sud America. È quanto è emerso durante la presentazione dei dati del primo semestre 2017 da parte del capocentro della Direzione investigativa antimafia della Liguria colonnello Sandro Sandulli.

"Già la Commissione antimafia aveva indicato la Liguria come la sesta provincia calabrese individuando nei porti della Liguria aree sensibili nelle quali la 'ndrangheta ha spostato le zone di sbarco dello stupefacente - ha detto Sandulli - Non a caso durante due sequestri di droga sono stati arrestati anche due latitanti della cosca Bellocco. Evidentemente se la 'ndrina di riferimento ha ritenuto di far presenziare lo sbarco a un latitante questo è un elemento importante".

La prima semestrale 2017 della Direzione investigativa antimafia traccia ancora una volta la mappa della 'ndrangheta in Liguria e Costa Azzurra confermando la solidità delle basi mafiose impiantate oltre un decennio fa nella terra di confine. Secondo i dati della Dia la Liguria fa parte di una sorta di macroarea criminale che si estende in basso Piemonte e che opera attraverso almeno quattro locali dotate di autogoverno a Genova, Ventimiglia (Imperia), Lavagna (la cui amministrazione è ora commissariata) e Sarzana (Spezia).

A queste si affiancano numerose locali, concentrate innanzitutto sulla provincia di Imperia. E' la Camera di controllo che ha sede a Genova a coordinare le diverse locali e le sue proiezioni ultranazionali attive in Costa Azzurra, attraverso la Camera di passaggio che ha base a Ventimiglia.

Molteplici sono i settori di attività: dal business dei rifiuti agli appalti per le grandi opere, l'infiltrazione nella pubblica amministrazione ma soprattutto il traffico di droga che sfrutta le grandi potenzialità della rete portuale ligure. Tra le cosche attive sul territorio ligure quelle della Piana di Gioia Tauro sul Ponente, la Jonica sul Levante Ligure e la in minor misura la Tirrenica.

La provincia di Imperia è quella che più preoccupa gli inquirenti: la Dia conferma l'operatività della locale di Ventimiglia a cui risultano sottoposte le vicine Bordighera e Diano Marina dove si registra la presenza di famiglie originarie di Anoia e Seminara entrambe del reggino. Tra Taggia e Sanremo viene segnalata l'operatività di soggetti collegati alle cosche di Palmi e Gioia Tauro.

Nel savonese vengono confermate le proiezioni delle cosche reggine così come al centro delle dinamiche mafiose della provincia spezzina viene indicato il gruppo Romeo-Siviglia insediato a Sarzana ma originario di Roghudi, nella Piana, connesso al cartello Pangallo-Maesano-Favasuli.

Nello spezzino è segnalata la presenza di una delle più economicamente potenti 'ndrine, quella degli Iamonte di Melito Porto Salvo, particolarmente impegnati nel traffico di stupefacenti, riciclaggio di denaro, appalti pubblici, traffico di armi e di esplosivi. Il capobastone della cosca, Natale, era stato accusato da un collaboratore di giustizia di aver ordinato l'affondamento di alcune navi piene di rifiuti tossici in Calabria, Spezia e Livorno. Un'accusa che il vecchio boss ha sempre respinto. A due appartenenti alla cosca Iamonte la Dia di Genova ha sequestrato un patrimonio del valore di oltre 20 milioni di euro.