
Allestimento che grazie alla regia di Giorgio Gallione offre una visione priva di romanticismo della nota opera verdiana e che quest'anno si incontra con la volontà del maestro Daniel Smith di tornare alla partitura originale di Verdi.
"Uno sguardo nuovo e giovane ma al tempo stesso rispettoso e lo dico senza minuetti", commenta Gallione, parlando del lavoro del principale direttore d'orchestra ospite. "Il repertorio nel tempo ha lasciato spazio ad alcune cristallizzazioni e ritornare alla fonte è stato un lavoro interessante, che abbiamo svolto entrambi sulla stessa lunghezza d'onda".
L'approfondimento psicologico dei personaggi è stato al centro del lavoro del regista, che si considera un outsider nel teatro lirico, provenendo dal mondo della prosa.
"L'obbiettivo principale era quello di tirare fuori la psicologia di Violetta, tenendo conto della somiglianza con la tragedia greca. Parliamo di Verdi, ma anche di Euripide".
E la tragicità viene accentuata dalle scene e costumi di Guido Fiorato che molti spettatori hanno già potuto apprezzare lo scorso anno.
"E' una scelta iperstilizzata e simbolista. Tutto è costruito come se fosse un flash back, un'allucinazione poiché Violetta è come se morisse nel preludio e lo scenario incubotico sottolinea la mancanza di speranza".
IL COMMENTO
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