
Storie di chi dopo il dramma e la tragedia di Ponte Morandi si vede costretto ad abbandonare la sua casa e vedere stravolta la sua vita. Tra i sacchi pieni di recupera abbigliamento, medicine e generi di prima necessità c'è la malinconia e la paura del ricordo di quelle scene di appena tre giorni fa. Ci sono gli operatori e i vigili del fuoco che si danno da fare per aiuatare donne, uomini, giovani e anziani a mettere in un sacco la propria vita. E non è solo un modo di dire.
In questo scenario c'è una signore che avanza, appare titubante, non sa a chi chiedere. Nelle mani tiene un sacchetto verde: chissà cosa ha recuperato, viene subito da pensare. Il nostro Emmanuele, microfono in mano, le si avvicine e le chiede come va. Lei candidamente risponde: "Io non sono una sfollata, abito a Cornigliano. Ho portato un po' di focaccia a chi lavora e a queste persone che sono costrette a lasciare tutto. Però non so a chi lasciarla. Emmanuele non perde e tempo si fa carico di aiuare la signora. Passa un minuto e la focaccia è già nel banchetto predisposto: pronta a essere mangiata. Il cuore di Genova e dei genovesi è tutto nella semplicità del gesto di questa signora. Come lei anche altri hanno fatto la stessa cosa. Genova non è in ginocchio e questi gesti e questa piccole ma grandi attenzioni lo dimostrano.
Quando Emmanuele le chiede da genovese come sta vivendo queste ore, lei scuote la testa, occhi lucidi: dalla bocca non esce nulla, le labbra non si muovono. Un silenzio che vale mille parole.
IL COMMENTO
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