
"Sono orgoglioso di quello che ho fatto, non ho nulla da rimproverarmi. Non ho firmato io la convenzione. Leggete chi ha firmato la convezione e chi ha dato autorizzazione. Tutto ciò che dovevo dire l’ho detto al pm", ha continuato Di Pietro. "Ai familiari delle 43 vittime – ha proseguito – esprimo la mia vicinanza e la mia solidarietà. Ho già fatto il mio dovere da ministro ai tempi e sono molto orgoglioso di averlo raccontato in questa sede. Tutto quello che potevo fare ai tempi come ministro l’ho fatto".
"Ci sono responsabilità politiche, istituzionali e personali. La procura della repubblica si deve occupare delle responsabilità personali, Spero di aver dato il mio contributo. Credo che la politica e le istituzioni debbano interrogarsi non più il giorno dopo la tragedia e su cosa si sarebbe potuto fare ma semmai il giorno prima", ha aggiunto.
"Per la città di Genova l’importante è il risultato il più presto possibile, un ponte che non cada più. Poi che lo faccia Giovanni, Nicola o Francesca alla città di Genova non credo interessi molto. Interessa molto invece che quel ponte venga pagato da chi l’ha fatto cadere e quindi mi auguro che la soluzione adottata non sia che si paghi di più per avere di meno", ha aggiunto Di Pietro. Il fondatore dell’Italia dei valori è stato sentito per un’ora e mezza dai magistrati.
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