A noi interessa capire perché, nel corso di reiterate dichiarazioni, l'attuale presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero, ha ribadito la volontà di non voler cedere la società blucerchiata "a quelle cifre" apparse nelle indiscrezioni relative a questa (presunta o reale) operazione. Ovvero 100 milioni di euro. Pochi, troppo pochi ha detto Ferrero. Ma qual è veramente la situazione economica della Sampdoria? Posto che quella finanziaria ha visto chiudere il bilancio con un saldo positivo di circa 9 milioni. E qual è lo stato generale di salute del club, inteso nella sua interezza di società, squadra e tifosi?
E' un dato di fatto che la Sampdoria, sotto la gestione di Massimo Ferrero, perda circa 1.000 spettatori su 20.000 all’anno. Ipotizzando iperbolicamente che questo trend abbia un andamento costante nel lunghissimo periodo, significa che entro 80 anni la Samp perderebbe completamente il proprio bacino di utenza. Un'estremizzazione, ma che testimonia come il dato non possa e non debba essere sottovalutato.
La Sampdoria, va ricordato, è un bene che Ferrero, fresco reduce dall'avventura imprenditoriale che ha portato al fallimento della compagnia aerea Livingston (per la quale ha successivamente patteggiato un anno e dieci mesi di reclusione), ha ricevuto gratuitamente nel 2014 dalle mani della famiglia Garrone e con 60 milioni di bonus di ingresso e le fideiussioni bancarie a garanzia (un parte delle quali, sia pure ridotta, tuttora attive).
A fronte di questo, Ferrero non ha realizzato alcun reale incremento patrimoniale perché le operazioni immobiliari di Bogliasco sono a debito e la nuova sede e le palazzine costruite o in fase di costruzione non appartengono all'U.C. Sampdoria spa 1946 bensì alla capogruppo della famiglia Ferrero.
Di fatto la sede della Sampdoria non è più dell'U.C. Sampdoria. Il marchio nemmeno e chi intendesse utilizzarlo dovrebbe pagare un canone alla famiglia Ferrero. Lo stadio "Ferraris", ben che vada (Primocanale è contraria a questa soluzione), sarà non di proprietà ma in concessione per 99 anni, per di più insieme con il Genoa, pertanto non potrà essere ascritto al bilancio tra le voci delle attività.
Alla luce di tutto questo andrebbe spiegato a chiare lettere ai tifosi perché si valuta 200 milioni una società (cifra formulata dallo stesso Ferrero in un'intervista del 24 dicembre scorso a Primocanale) che vanta come unico patrimonio il parco giocatori mentre il resto è già da tempo confluito nelle altre società del gruppo Ferrero. A cui la magistratura romana, peraltro, contesta la distrazione di fondi proprio dalla Sampdoria.
Tra l'altro, se è vero che il parco giocatori (mediamente giovane e di proprietà) rappresenta una voce sicuramente positiva, è altrettanto vero che la Sampdoria è attesa nei prossimi mesi da riscatti obbligatori molto onerosi (due su tutti, 20 milioni per il portiere Audero dalla Juventus e 15 milioni per il centrocampista Jankto dall'Udinese), che rischiano di costituire un contraltare negativo.
Perché Ferrero non scioglie questi dubbi? Perché non risponde a queste semplici domande? Perché non chiarisce come stanno le cose? La Sampdoria, come tutte le società di calcio, è una s.p.a e come tale chi detiene la maggioranza del pacchetto azionario ha diritto di disporne.
Ma la Sampdoria, come gli altri club, è anche e soprattutto un patrimonio emotivo, una passione che coinvolge migliaia di persone che meritano rispetto e trasparenza e che hanno diritto a conoscerne la situazione, specie alla luce delle ricorrenti voci di interessamenti da parte di altri soggetti.
Ferrero, se ci sei, batti un colpo. Rispondi alle domande che ti rivolgiamo e che ti rivolgono coloro che hanno a cuore la Sampdoria e non rifugiarti dietro selfie, video messaggi blindati e battute dal gusto sempre più discutibile.
A fronte di questo, Ferrero non ha realizzato alcun reale incremento patrimoniale perché le operazioni immobiliari di Bogliasco sono a debito e la nuova sede e le palazzine costruite o in fase di costruzione non appartengono all'U.C. Sampdoria spa 1946 bensì alla capogruppo della famiglia Ferrero.
Di fatto la sede della Sampdoria non è più dell'U.C. Sampdoria. Il marchio nemmeno e chi intendesse utilizzarlo dovrebbe pagare un canone alla famiglia Ferrero. Lo stadio "Ferraris", ben che vada (Primocanale è contraria a questa soluzione), sarà non di proprietà ma in concessione per 99 anni, per di più insieme con il Genoa, pertanto non potrà essere ascritto al bilancio tra le voci delle attività.
Alla luce di tutto questo andrebbe spiegato a chiare lettere ai tifosi perché si valuta 200 milioni una società (cifra formulata dallo stesso Ferrero in un'intervista del 24 dicembre scorso a Primocanale) che vanta come unico patrimonio il parco giocatori mentre il resto è già da tempo confluito nelle altre società del gruppo Ferrero. A cui la magistratura romana, peraltro, contesta la distrazione di fondi proprio dalla Sampdoria.
Tra l'altro, se è vero che il parco giocatori (mediamente giovane e di proprietà) rappresenta una voce sicuramente positiva, è altrettanto vero che la Sampdoria è attesa nei prossimi mesi da riscatti obbligatori molto onerosi (due su tutti, 20 milioni per il portiere Audero dalla Juventus e 15 milioni per il centrocampista Jankto dall'Udinese), che rischiano di costituire un contraltare negativo.
Perché Ferrero non scioglie questi dubbi? Perché non risponde a queste semplici domande? Perché non chiarisce come stanno le cose? La Sampdoria, come tutte le società di calcio, è una s.p.a e come tale chi detiene la maggioranza del pacchetto azionario ha diritto di disporne.
Ma la Sampdoria, come gli altri club, è anche e soprattutto un patrimonio emotivo, una passione che coinvolge migliaia di persone che meritano rispetto e trasparenza e che hanno diritto a conoscerne la situazione, specie alla luce delle ricorrenti voci di interessamenti da parte di altri soggetti.
Ferrero, se ci sei, batti un colpo. Rispondi alle domande che ti rivolgiamo e che ti rivolgono coloro che hanno a cuore la Sampdoria e non rifugiarti dietro selfie, video messaggi blindati e battute dal gusto sempre più discutibile.
IL COMMENTO
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