“Signorina, ma lo sa che qui, fino a qualche anno fa, nelle case vicine alla raffineria ogni tanto usciva petrolio dal water, risalendo dalle tubature delle fogne. E la gente spaventata prendeva le prime cose che gli capitavano in mano e correva in strada”. Così racconta a Live on the road, Franco Tassistro, memoria storica di San Quirico, quartiere della Valpolcevera “dimenticato da Dio, a parte il parroco ovviamente, che c’è...” scherzano i residenti.
L’epoca della convivenza con le raffinerie si é chiusa per sempre ma qui si vive ancora gomito a gomito con una dozzina abbondante di mega depositi di benzina e simili della Sigemi, con qualche casa accanto, le cui lenzuola candide si gonfiano al vento sempre presente, e a pochi metri dalla strada principale che costeggia il fiume. “Odori non ne sentiamo - raccontano Enea, la pimpantissima ottantatreenne Lia, Pasquale e altri - ma la preoccupazione c’è. “Questa è una zona a rischio di incidente rilevante - precisa Davide Ghiglione, residente e consigliere del Municipio Val Polcevera - e chiediamo che la popolazione sia coinvolta ed educata ai comportamenti da adottare in caso di incidente o di pericolo. Non dobbiamo essere noi a chiedere. E poi perché non pensare anche a una delocalizzazione?”.
“Siamo seduti sopra a una bomba ad orologieria - gli fa eco Tassistro - qui passano decine di tubi sotto i campi, con un ponte ad hoc sul Polcevera, passa anche qualche autocisterna che va da altri depositi a pochi metri dalla falegnameriandi Badano distrutta dalle fiamme stamani...”. I pompieri, in merito, riferiscono che non ci sono stato timori per questa vicinanza. Qui a San Quirico la benzina e gli idrocarburi arrivano dal Porto Petroli di Multedo e si diramano verso il Nord. Attraverso quella ragnatela invisibile di oleodotti che attraversano tutta la città è quei depositi visibilissimi che campeggiano in alcuni quartieri.
Un paio di settimane dopo lo svernamento di idrocarburi nel rio Fegino, il 17 aprile del 2016, una notte corse qui il ministro dell’Ambiente perché sembrava che da San Quirico di fosse stato uno svernamento, ma poi si scoprì che era stato “solo” un lavaggio incauto di autocisterna. Tutti temettero a persone dai serbatoi. “Molto è cambiato da allora - ricorda Agostino - qui fanno lavori di messa in sicurezza dei tubi, ogni tanto lo vediamo nelle colline, e anche un grande serbatoio è in fase di manutenzione. Ben venga”. “Sono sicuro che se qui ci fosse stato il fiume navigabile ci avrebbero messo anche Carmagnani e Superba - scherza Franco - perché qui ci hanno buttato il peggio, siamo dimenticati da Genova”. San Quirico, Fegino, Multedo... tanti nomi e un destino comune: la convivenza con deposito di idrocarburi. E km di tubi in tante altre parti della città.
porti e logistica
Viaggio a San Quirico dove si vive gomito a gomito con una quindicina di mega serbatoi di idrocarburi
I residenti: "Qui fino a pochi anni fa uscita petrolio dal water"
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