La chirurgia italiana si troverà a breve ad affrontare un epocale cambio generazionale: l'introduzione della “quota 100”, legittimamente attesa da chi ha visto innalzare la propria età pensionabile, si ripercuoterà sugli organici del sistema sanitario nazionale, che nel giro di pochi mesi potrebbero ritrovarsi fortemente ridotti non solo numericamente, ma soprattutto di quella esperienza e professionalità che difficilmente si possono acquisire se non con una quotidiana pratica lavorativa.
Proprio nel momento in cui nuova linfa dovrebbe arrivare dalle nuove generazioni ci si trova, invece, ad affrontare un pesante calo delle vocazioni. La specializzazione in chirurgia generale risulta essere per pochissimi neolaureati la prima scelta, spesso è un ripiego per coloro i quali non sono riusciti ad entrare in indirizzi più gettonati e non di rado viene abbandonata durante il corso.
I motivi sono molteplici: i chirurghi ospedalieri italiani hanno stipendi tra i più bassi d'Europa e assolutamente sproporzionati rispetto alle responsabilità che devono assumere; frequentemente vengono coinvolti in contenziosi medico legali, anche con processi penali, dai quali quasi sempre risultano innocenti, ma che sono causa di stress e scoramento. A questo purtroppo va aggiunto un sistema formativo spesso per vari motivi carente e disomogeneo, con sistemi di controllo pressochè assenti, che fino ad oggi è stato sostituito dalla formazione “sul campo” una volta assunti.
Le prospettive di lavoro all'estero e la concorrenza del settore privato, che spesso sono in grado di offrire condizioni di lavoro più gratificanti da un punto di vista professionale ed economico, sono le ulteriori variabili che possono contribuire ad aggravare un quadro già di per se poco confortante: già adesso si osservano concorsi deserti e graduatorie esaurite in pochi mesi. Il rischio reale è quello di non poter più garantire su tutto il territtorio italiano l'esecuzione di interventi chirurgici complessi e salvavita per patologie importanti come quelle oncologiche o in urgenza.
I giovani chirurghi si trovano a dover gestire condizioni cliniche complesse e interventi chirurgici maggiori si riuniranno a Genova il 21-22 marzo 2019 nel 30° Congresso Nazionale della S.P.I.G.C. (Società Polispecialistica Italiana dei Giovani Chirurghi), sotto la Presidenza Onoraria del Prof. Domenico Palombo, Direttore del Dipartimento di Chirurgia Cardio – Toraco – Vascolare del Policlinico San Martino di Genova. In questa occasione incontreranno con il mondo della Tecnologia, grazie all'Istituto Italiano di Tecnologia che, nelle sale del Tower Hotel Airport, sede del Meeting, riunirà il 9° Workshop CRAS (Computer Robotic Assisted Surgery) evento annuale nato sotto l'egida dell'Unione Europea. I coordinatori scientifici saranno il dottor Stefano Scabini Chirurgo Oncologo del Policlinico San Martino ed il dottor Leonardo De Mattos, Team Leader di Robotica Biomedica dell' Istituto Italiano di Tecnologia (IIT): verrà presentata la tecnologia che nel prossimo futuro sarà parte integrante delle nostre Sale Operatorie, applicata alle diverse branche chirurgiche.
L'obiettivo è far tornare i giovani medici ad innamorarsi della chirurgia, un campo in grande evoluzione in cui l'Italia è sempre stata all'avanguardia: non a caso l'evento è stato intitolato “Encouraging Young Surgeons and Engeneers”: la collaborazione tra sanità e tecnologia può essere una delle chiavi di volta per continuare a garantire salute, ricerca e sicurezza per i nostri pazienti.
*Davide Pertile - Presidente S.P.I.G.C. - Società Polispecialistica Italiana dei Giovani Chirurghi
salute e medicina
Sanità e tecnologia insieme per far innamorare di nuovo i giovani medici della chirurgia
A Genova il 21 e 22 marzo il congresso nazionale dei giovani chirurghi
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