
Come la Gardini. Toti lo ha spiegato bene: occorre un partito o movimento nazionale di centrodestra, un movimento liberale e conservatore che segni bene i confini con la Lega di Salvini (di cui il governatore ligure è amico e alleato sul territorio) e dall’estrema destra di Fratelli d’Italia. Ma, soprattutto, da quel che resta di Forza Italia. Toti non si sente un traditore di Berlusconi: da quanto tempo lo invita a ripulire il partito dalle cariatidi ossequiose, da quanto propone un vero rinnovamento utilizzando per scegliere la dirigenza il sistema delle primarie? Ma l’ex Cavaliere non lo ascolta.
Ora, però, è il momento delle decisioni. Le Europee sono alla porta, il nuovo partito nazionale arancione o come si chiamerà deve nascere senza altre dilazioni. Anche perché è ormai impossibile una svolta in Forza Italia. In Liguria ridotta ormai a qualche anziana presenza, silente, nazionalmente pressoché politicamente inesistente tanto da essere superata mediaticamente anche dal partito della Meloni.
L’anima del movimento di Toti nasce dalle regioni e trova fermenti nelle regioni, tra gli amministratori locali, i sindaci soprattutto. Quello che avrebbe dovuto fare il Pd per rinnovarsi davvero, non riverniciando i volti di qualche simulacro. Il rischio che corre Toti c’è e non va nascosto, ma più passa il tempo più il rischio aumenta. Quindi…..
IL COMMENTO
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