cronaca

L'allevatore: "Hanno freddo e non escono volentieri dagli alveari"
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In un maggio pazzo, fatto di mattine da brividi con neve a mille metri, più quasi che in inverno, nove gradi sulla costa quando già si è fatto il cambio di armadi, e pioggia quasi ogni giorno, succede che le api debbano diventare nomadi e seguire le piante che amano: le acacie.


“Quest’anno le api hanno freddo e non escono volentieri dagli alveari” spiega Davide Giuffra, allevatore dei pungenti insetti in Valfontanabuona. Lo incontriamo a Live on the road in una mattinata in cui ti alzi col sole e dopo poche ore hai i brividi perché le nuvole nere hanno coperto il cielo e cade la pioggia. Lui, Davide, sprezzante della colonnina di mercurio, esibisce una canottiera “perché ci sono abituato”.

Ma le api sono un problema quest’anno, anche se “in realtà è da quattro anni che non si produce miele di acacia: col freddo le api non escono, mangiano le scorte di miele interne agli alveari e noi, in extremis, per salvarle se il cibo finisce gli diamo acqua e zucchero finché la situazione non so ristabilisce al meglio”. Se le api non escono non mangiano le acacie nel momento della fioritura. Se poi viene caldo troppo tardi ecco che gli alberi sono sfioriti e le api restano a becco asciutto. Ed ecco che diventano nomadi: “Prendiamo le loro casette e le portiamo in alto, dove le acacie fioriscono dopo. Così cerchiamo di salvare la produzione”.


Ma non sono solo le api a soffrire questo clima pazzo: “Le serre sono piene di fiori invenduti perché la gente col freddo non pianta fiori. E pensate che noi fra due settimane dobbiamo già iniziare a lavorare con le stelle di Natale quindi dovremmo distruggere l’invenduto” spiega Paolo Corsiglia, voce presidente di Coldiretti Genova e produttore di fiori. “La crisi nell’agricoltura c’è, dagli ortaggi alla frutta. Al foraggio che non si riesce a seccare perché piove sempre” ... (continua).