Il voto per le europee e quello amministrativo, in particolare a Sanremo, costituiscono un test probante sia per la tenuta del governo sia per provare fin da adesso a leggere che cosa potrà accadere alle regionali liguri del prossimo anno.
Un primo punto riguarda l'affluenza alle urne. La radicalizzazione della campagna elettorale, tanto quella nazionale quanto quella locale, dovrebbe spingere gli elettori verso le urne. In realtà, non è detto. Si potrebbe cioè assistere a un fenomeno non nuovo: la mobilitazione di tutti coloro che in un modo o nell'altro sono interessati alla competizione e, invece, la diserzione di quanti non riescono a trovare in questa stagione politica né un partito che sappia rappresentarli né una valida ragione per scegliere, come spesso accaduto, il male minore. Perché anche il male minore è difficile da decifrare.
Non è casuale che nessuna forza politica stia davvero puntando a chiedere il cosiddetto voto utile. Qua e là compare qualche spruzzata del genere (vedi Di Maio: chi combatte la corruzione scelga noi) ma in generale nessuno si avventura su questo terreno, perché tutti, in fondo, hanno alche scheletro nell'armadio.
Potrà accadere, allora, che almeno una quota di astensionismo venga riassorbita piuttosto dal voto contro. Per la serie: ti osteggio a tal punto che sono pronto a votare anche chi non mi convince affatto pur di non farti prevalere. Attenzione, non è semplicemente un capovolgimento del voto utile, bensì qualcosa che va oltre. Oltre, anche, la scelta del meno peggio. Perché, semmai, il ragionamento è più radicale: tu sei il peggio ed è per fermare questo peggio che io scelgo un altro. Anche se questo altro non lo sceglierei mai in condizioni normali.
Questo tipo di voto potrebbe ancor più caratterizzare le amministrative, che a Sanremo avranno, per la Liguria, il loro momento più interessante (senza però dimenticare Ventimiglia). La vera sfida sarà quella tra il sindaco uscente Alberto Biancheri, alfiere di un centrosinistra molto allargato a destra, e Sergio Tommasini, candidato del centrodestra unito, quello che quattro anni fa portò al successo il governatore Giovanni Toti. A fare da terza incomoda sarà la pentastellata Paola Arrigoni, che tuttavia, come ci hanno detto i due sondaggi realizzati da Primocanale, difficilmente potrà andare oltre un successo personale che si concretizzerà se i grilli i valicheranno il 10 per cento.
Dunque, a Sanremo e anche a Ventimiglia, come negli altri maggiori Comuni liguri al voto, saranno due i veri responsi attesi. Primo: la Lega otterrà un successo di tali dimensioni da poter condizionare la competizione regionale del prossimo anno? Secondo: Toti, che a Sanremo ha appoggiato Tommasini ma non ha "sparato" su Biancheri, ricaverà i numeri necessari per metterlo tranquillo in vista delle regionali del 2020? Nell'attesa, bisogna dire che al governatore una mano potrebbe arrivare, ancora una volta, dal Pd. Se anche Biancheri e Ioculano a Ventimiglia (ma Scullino, prima scelta di Toti, pare in pole position) dovessero farcela (al ballottaggio, ovviamente) il partito non pare affatto pronto, nel ponente ligure come nel resto della regione, a contendere la vittoria a Toti. Il quale, semmai, sembra dover guardare al risultato di Forza Italia: se ancora una volta Silvio Berlusconi dovesse trascinare il suo partito a un risultato inatteso, magari Toti dovrebbe rifare i conti del suo dissenso.
politica
La tentazione del voto-contro e il test in vista delle regionali
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