La scomparsa repentina di Savina Scerni addolora ed è un brutto colpo per la cultura genovese. Era riuscita, infatti, con una buona dose di coraggio a rilevare e rilanciare il Genovese, quando lo Stabile di Ivo Chiesa aveva abbandonato una buona parte di via Bacigalupo (resta la sala Duse) per occupare il nuovo edificio di Corte Lambruschini.
Sarebbe stata la chiusura e il buio nella via dei teatri.
Invece Savina investì e fece sempre tutto da sola (lo sottolineava spesso) rispetto ai poderosi investimenti che aveva (peraltro giustamente pensando al valore qualitativo del nostro Stabile) il teatro pubblico, dallo Stato e dagli enti locali.
Riuscì con intelligenza e coraggio a inventare un mix di spettacolo “leggero” e di drammaturgia contemporanea che in pochi anni conquistò il difficilissimo pubblico genovese. Compito arduo che lei, con garbo e eleganza, ma anche con una eccezionale caparbietà, portò a termine tra mille ostacoli e rischi.
Oggi il Genovese è una delle realtà importanti della nostra città, assicurando un cartello ricco e parallelo rispetto al nostro Teatro Nazionale.
Genova scossa dalla notizia la onorerà. Lo ha davvero meritato.
cultura
Una signora del teatro caparbia e coraggiosa
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