
L’altro vantaggio di Toti è di essere da tempo un personaggio nazionale. E di avere lavorato prima di scendere in campo. Cioè è uno che se perde la poltrona non resta con le chiappe a terra perché sa fare altro. E’ un collega giornalista che, forse anche per questo (cioè il fatto che per mestiere sa stare in scena) viene volentieri invitato in tv o alla radio. Questa settimana, post strappo, ci ha propinato il governatore in tutte le reti e a tutte le ore.
Infine, Toti è il primo vero scisma all’interno del mondo berlusconiano dopo quello 'antico' di Alfano. Ma lì i presupposti erano diversi. La fuga di Fini o Casini poi fu lo strappo di un'alleanza. Questo non vuol dire che abbia la vittoria in tasca. Basta analizzare gli esempi sfortunati degli strappi a sinistra che si ripetono spesso da una cinquantina d’anni. Un disastro, come l’ultimo quello che ha generato Leu e compagnia. A parte quello che diede vita al Manifesto, persino quello di Rifondazione, che pure fu un partito molto presente sulla scena politica, alla fine fu un mezzo flop. Se volete più informazioni leggete il bellissimo saggio di Filippo Ceccarelli “Invano, il potere in Italia da De Gasperi a questi qua”.
Toti si sta davvero giocando tutto il suo potere perché se fa un flop nazionale mette a rischio pesante anche la sua posizione di forte leader locale con la buona probabilità di essere riconfermato il prossimo anno. Deve giocarsi tutto in pochi mesi, da oggi alla fine dell’anno.
IL COMMENTO
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