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Il consigliere Ferrando parla di "accordo coi centristi"
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Sarebbe il mantenimento nella legge elettorale regionale del listino dei sei consiglieri nominati, come premio di maggioranza per il presidente eletto, la chiave di volta che avrebbe garantito al governatore ligure Giovanni Toti il recupero dei voti necessari ad approvare la proposta di referendum abrogativo della parte proporzionale del Rosatellum. Lo sostiene all'agenzia Dire il consigliere renziano Valter Ferrando, dopo che, in mattinata, Giovanni Boitano aveva annunciato il suo passaggio nel gruppo misto, dando fine all'avventura della lista civica "Liguri con Paita" e anticipando, di fatto, il proprio voto assieme al centrodestra.

"L'allargamento dei totiani si è giocato su questa partita- spiega- Toti ha già promesso dei posti in vista delle prossime elezioni di primavera, cosi' si tiene buono Boitano e tutti i centristi. Loro sostengono il referendum e lui non abolisce il listino". Per il dem, "tre indizi fanno una prova: Boitano che è uscito finalmente allo scoperto, De Paoli che dopo aver votato contro in commissione sta pensando di rientrare nei ranghi e Liguria popolare che, pur essendo a favore del proporzionale, non farà mancare i proprio voti alla maggioranza".

Insomma, le manovre del governatore sono andate a buon fine
e il centrodestra dovrebbe mostrarsi compatto al momento del voto. Voto che non avverrà oggi perché la chiusura della seduta è stata fissata alle 16.30 e l'opposizione ha presentato una quarantina di emendamenti. Un piccolo smacco per Toti che stasera non potrà' presentarsi dall'amico Matteo Salvini, a Genova per la festa della Lega, con la richiesta di referendum approvata. Il via libera, in ogni caso, dovrebbe arrivare nel corso della seduta di domani o, al più tardi, lunedì. Il 30 settembre è, infatti, l'ultimo giorno utile per depositare la richiesta approvata da almeno cinque consigli regionali in Cassazione. E lunedì' la maggioranza potrà' contare anche sul ritorno del forzista Claudio Muzio, arrivando addirittura a 18 voti, due in più' rispetto a quanto uscito dalla urne nel 2015