I sindacati esprimono "valutazioni diverse da quelle dai voi sostenute sulla sussistenza delle condizioni giuridiche per la rescissione del contratto di affitto e quindi per la procedura di retrocessione dei relativi rami d'azienda in capo a Ilva Spa". È quanto si legge nella missiva che Fiom, Fim e Uilm hano inviato ad ArcellorMittal in risposta alla comunicazione di recesso.
I metalmeccanici ritengono "urgente l'incontro e il confronto per discutere sulle prospettive e sul rispetto degli accordi e degli impegni assunti. Auspichiamo inoltre che tale incontro si svolga presso il Ministero dello Sviluppo Economico, dove ha avuto luogo la procedura ex art. 47 legge 428/90 che si è conclusa con l'accordo del 6 settembre 2018", scrivono le sigle.
Il presidente del Tribunale di Milano, Roberto Bichi, intanto ha ricevuto dalla cancelleria centrale l'atto di citazione con cui ArcelorMittal ha chiesto il recesso del contratto di affitto dell'ex Ilva. Assegnerà domani, 13 novembre, secondo dei rigidi criteri tabellari, il procedimento a una delle due sezioni specializzate in materia di imprese.
Arcelormittal "sta fermando lo stabilimento di Taranto e così non lo riprenderà nessuno perché per poter mettere in funzione gli altoforni 1, 2 e 4 e le relative batterie coke servono 700 milioni di euro", denuncia il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella secondo cui "se si ferma l'Ilva siamo tutti fregati: ArcelorMittal ottiene di bloccare Taranto e produrre altrove". Anche lo stabilimento genovese potrebbe avere le ore contate. Tra due o tre giorni gli impianti di Genova Cornigliano si fermeranno perché non hanno i coils di Taranto da rilavorare. E questo non c'entra nulla con la situazione del mercato. E neppure con la questione dello scudo penale. ArcelorMittal ha deciso di fermare gli impianti che non sono soggetti all'Aia".
E da Genova arriva un monito visto che "tra dieci giorni non si fermerà solo l'ex Ilva, si fermerà la città. E il fatto che qualcuno del governo giallofucsia, dopo aver votato l'emendamento, voglia reintrodurre la protezione penale per Arcelor Mittal, è sintomatico dello stato confusionale in cui si trova oggi l'esecutivo. Un atteggiamento che preoccupa e che sottolinea, ancora una volta, i motivi per cui oggi si faccia fatica ad attrarre investitori internazionali in Italia", afferma in una nota l'assessore allo Sviluppo economico della Regione Liguria, Andrea Benveduti. "Ci schiereremo al fianco dei lavoratori, a difesa del lavoro, nell'interesse di Genova, della Liguria e dell'Italia. Sarà una manifestazione dell'intera comunità, come accadde in passato per Fincantieri", ha ripetuto l'assessore.
Sul tema è intervenuto ancora il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. "Non amiamo le nazionalizzazioni. I problemi non si possono risolvere così. Le polemiche e le colpe non servono più, aspettiamo che il presidente del Consiglio lavori e ci auguriamo e auspichiamo che si trovi una soluzione che coniughi sostenibilità ambientale con la sostenibilità economica e sociale, perché questa è la questione", ha detto Boccia a margine di una riunione a Bergamo, sottolineando che risolvere la questione Ilva, "potrebbe essere una grande occasione per riparlare di sviluppo del Paese e del Mezzogiorno".
''L'incidente accaduto nell'acciaieria 2 dell'Ilva di Taranto conferma che lasciare l'azienda nel limbo non è un bene per nessuno, ma anzi aumenta soltanto i rischi per i lavoratori'', dichiarano in una nota i deputati di Cambiamo!, Stefano Benigni, Manuela Gagliardi, Claudio Pedrazzini, Giorgio Silli, Alessandro Sorte. ''La priorità, accanto alla salvaguardia dei posti di lavoro, è quella di proseguire nel percorso di implementazione della sicurezza per quanti sono coinvolti nel ciclo produttivo oltre al doveroso rispetto delle norme ambientali. Sono obiettivi che vanno di pari passo e non possono essere disattesi in alcun modo. In questo ultime ora il dialogo tra governo e Arcelor Mittal sembra essere alquanto difficoltoso, ma va anche detto che la situazione nella maggioranza non aiuta: un interlocutore debole non è un interlocutore affidabile", concludono.
"Se voto l'emendamento per lo scudo penale ad ArcelorMittal? Ma per carità di Dio... L'ho detto in aula: non accetto la possibilità di dare a una multinazionale, che non ha rispetto per il lavoro e per i lavoratori, la possibilità di derogare alle regole", dice Gianluigi Paragone, senatore del Movimento 5 Stelle. Qual è la sua soluzione per l'Ilva? "Io non ho paura a parlare di una nazionalizzazione". Il ministro dell'Economia Gualtieri ha escluso categoricamente questa ipotesi. "Se ha un'altra soluzione ben venga. L'importante è che si possa fare siderurgia come la fanno tutti gli altri. E poi abbiamo il polo siderurgico più grande d'Europa".
"Quante polemiche incredibili su Ilva... prima o poi con Teresa Bellanova, Federica Guidi, dovremmo raccontare la vera storia degli ultimi cinque anni contro le tante bugie dei populisti", ha scritto il leader di Italia Viva ed ex premier Matteo Renzi, nella sua newsletter Enews. Come andrà a "finire? Non lo so, francamente. Purtroppo penso che sull'ex Ilva, e probabilmente anche sull'Alitalia, ci dovrà essere un intervento con i nostri soldi, con i soldi pubblici", ha chiosato invece il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi. "Questo per l'incapacità di questi signori al governo di risolvere altrimenti i problemi e le situazioni difficili", ha concluso l'ex premier.
economia
Ex Ilva, sindacati scrivono a Mittal: "Tavolo per confronto urgente al Mise"
Nello stabilimento di Cornigliano lavoro per meno di 10 giorni
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