
Secondo quanto previsto dalla legge commette questo reato "il proprietario di un edificio o di una costruzione che minacci rovina ovvero chi è per lui obbligato alla conservazione o alla vigilanza". L'inchiesta è partita dalle segnalazioni dei consulenti che avrebbero riscontrato che sotto l'impalcato dei viadotti vi era uno stato di corrosione del cemento elevata, circostanza che non poteva combaciare con i voti (40 su un massimo di 70) dati dai tecnici di Spea fino a giugno. Gli investigatori della guardia di finanza hanno acquisito i progetti del Fado e del Pecetti per verificare se l'opera costruita corrisponda a quella realizzata, così come sarebbe avvenuto per il Paolillo (A16 in Puglia).
Verifiche in questo senso verranno fatte anche su tutti gli altri 18 viadotti nel mirino della procura. Dall'indagine sui falsi report, che vede indagate una ventina di persone tra dirigenti e tecnici di Aspi e Spea, era già emerso che il Paolillo non corrispondeva al progetto originario.
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