cronaca

Prosegue la vertenza
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Il Governo lavora a ritmi serrati nella riservatezza del negoziato con ArcelorMittal e mostra sicurezza al tavolo al ministero: conferma obiettivi e strada intrapresa per salvare l'ex Ilva e parallelamente per "suturare le ferite sanguinanti" di un intero territorio ma appare ancora lontano da una soluzione concreta e non convince i sindacati. Che ribadiscono una posizione ferma: nessun esubero.


Al tavolo al ministero dello Sviluppo economico, convocato senza ArcelorMittal, con i sindacati, i commissari straordinari Ilva e tre ministri (anche Nunzia Catalfo e Giuseppe Provenzano) è il ministro Stefano Patuanelli - secondo quanto trapelato nel corso l'incontro - a delineare gli "elementi intoccabili" del piano di azione del Governo ed a precisare che resterà valido anche se ArcelorMittal dovesse uscire di scena. Punta ad una presenza diretta dello Stato nel capitale dell'acciaieria, con una soluzione ancora da definire, allo studio del Tesoro con Patuanelli che parla di un miliardo per Taranto. Pensa a nuove tecnologie ecosostenibili, forni elettrici e gas da affiancare al carbone; alti livelli di produzione (8 milioni di tonnellate) per garantire a regime i livelli occupazioni, con la cassa integrazione per accompagnare un piano da realizzare in quattro/cinque anni; e ad una accelerazione per investimenti e opere ambientali; mentre accenna alle 'ferite' del territorio confermando investimenti per circa un miliardo nel 'cantiere Taranto' .

Intanto il conto alla rovescia corre verso la scadenza del 20 dicembre (il tempo concesso dal Tribunale di Milano con il rinvio dell'udienza sul ricorso contro il recesso di ArcelorMittal). E con un ostacolo in più: la decisione del giudice di Bari che non ha concesso altro tempo per realizzare le prescrizioni sulla sicurezza per l'altoforno due, per il quale già da domani potrebbero iniziare le operazioni di stop alla produzione (con un immediato impatto sul lavoro: la richiesta di 3.500 in cig già annunciata dall'azienda). Se ci sarà un ricorso al riesame l'udienza difficilmente sarà prima di gennaio: tempi incompatibili con la decisione del giudice di non derogare al termine ultimo del 13 dicembre. Se c'è concretezza nei negoziati in corso è, più che in chiaro al tavolo al ministero, nella riservatezza della fitta serie di incontri tra Governo ed ArcelorMittal. Il ritmo è intenso: un ultimo incontro c'è stato in mattinata prima dell'appuntamento del pomeriggio al ministero, secondo indiscrezioni è possibile un secondo incontro in tarda serata, ed un nuovo appuntamento è già in agenda per domani.

E' un lavoro che procede ma con ostacoli ancora da superare, gli stessi (sfumata anche la speranza che il giudice concedesse più tempo per l'Afo2) alla base della decisione di ArcelorMittal di recedere dal contratto del 2018 e 'restituire' l'acciaieria. Il ministro Patuanelli avrebbe usato espressioni efficaci ("non è stato scritto su carta igienica né con inchiostro simpatico") per ribadire che il Governo considera ancora "al centro" del negoziato il rispetto di quel contratto. Ha dato poi - sempre secondo quanto trapelato dal tavolo - garanzie sull'impegno per l'occupazione: "Non saremo mai d'accordo con 4.700 esuberi da sommare ai lavoratori in amministrazione straordinaria", salendo così a 6.612. Sindacati preoccupati e delusi al termine dell'incontro, commentano con una linea comune: "Ci aspettavano un piano", il Governo ci ha dato solo "una cornice", "abbiamo ascoltato solo cose già note", "non c'è concretezza", "nessun dettaglio" così il piano "non convince". Mentre i tre ministri presenti preferiscono non commentare.