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Il 7 settembre del 2011 l'uomo si trovava in un bar della stazione per prendere un caffè prima di andare a lavoro. Lì viene individuato da un anziano che, dopo averlo fissato a lungo, chiamò la polizia. Munir, questo il nome del tunisino, venne identificato e denunciato poiché secondo il racconto dell'anziano era uno dei due giovani che, qualche ora prima lo avevano rapinato del portafoglio con un'ascia e un coltello.
"Ero sotto choc" racconta oggi Mounir, arrivato a Viareggio dalla Tunisia quando aveva 20 anni e che nel tempo aveva messo su una sua ditta edile e aveva trovato una compagna: "mi sembrava tutto assurdo. Alle 3 di notte ero a dormire con la mia compagna, nelle immagini delle telecamere della stazione io non comparivo a quell'ora, pensavo a un equivoco che si sarebbe chiarito". Purtroppo però non è andata così. Munir viene condannato in primo grado il 30 maggio 2012 a 4 anni e otto mesi, senza che "contro di me ci fosse un minimo riscontro".
Due anni dopo, il 27 giugno 2014, la Corte di appello di Firenze conferma la sentenza di primo grado. E la stessa cosa accade altri due anni dopo, il 7 aprile 2016, in Cassazione. A quel punto per Munir si aprono le porte del carcere, dove rimane fino a novembre 2019 quando gli vengono concessi i domiciliari. Ma grazie al suo avvocato e un ispettore di polizia, le cose vanno finalmente nel verso giusto. I due riescono a rintracciare in Germania una donna, che ai tempi della rapina era la compagna del vero autore della rapina e che nel frattempo era stato arrestato sempre per lo stesso reato commesso a Viareggio. La donna ha confermato così l'estraneità di Munir. A quel punto la Cassazione ha disposto la revisione del processo, che si è tenuto a Genova e che si è concluso con la riabilitazione dell'uomo.
IL COMMENTO
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