
La 70esima edizione può essere soprannominata l’edizione del “purché se ne parli”. Sono anni che le polemiche sul Festival tengono più viva l’attenzione (e gli ascolti) che le canzoni in gara. Ma quest’anno è stata proprio la fiera del trash tanto che lo spazio ai concorrenti e ai contenuti più profondi è stato dato soltanto dalla mezzanotte in poi. Da settant'anni il Festival è sempre stato lo specchio della società italiana, ma quest’anno c’è da aver paura perché il riflesso è quello di Barbara D'Urso.
Potremmo definirlo anche il Festival dei meme, sembra quasi che sul palco si agisca per dare in pasto ai The Jackal qualcosa da pubblicare sui social. Del resto c’era da aspettarselo, già dal caos scoppiato sulla partecipazione di Junior Cally e sulla presenza delle dieci “vallette” di fianco ad Amadeus. In tutto questo si è quasi perso di vista il monologo di Rula Jebreal, il Cantico dei Cantici di Benigni o l’affettuoso saluto a Vincenzo Mollica giunto ormai al suo ultimo Festival da inviato. E si sono perse di vista anche le canzoni in gara, alcune destinate all'oblio, altre a tormentarci in radio nelle prossime settimane. Ma tanto questo non è più il Festival della Canzone Italiana, è solo il Festival del “purché se ne parli”.
IL COMMENTO
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