Ancora un mese o poco meno. La questione dell'ex Ilva continua a tenere migliaia di lavoratori con le antenne dritte per quello che sarà il futuro dell'acciaio in Italia. A Genova come a Taranto si aspetta di capire l'evoluzione della vicenda. Governo e vertici del gruppo Arcelor Mittal continuano a trattare. L'obiettivo è trovare una soluzione capace si salvare la produzione in Italia, ma capace di unire un processo di ambientalizzazione degli stabilimenti.
Intanto il Tribunale di Milano ha accordato la richiesta arrivata da Mittal e Commissari per avere una proroga: La nuova data per l'udienza è quella del 6 marzo. Di fatto quattro settimane. Al centro soprattutto il tema occupazionale. Al momento restano fuori dalla discussione i 1800 addetti oggi in Ilva in Amministrazione Straordinaria. in realtà però c'è un po' meno, entro venerdì 28 febbraio le parti sono chiamate a trovare un accordo. un pre accordo c'è già, ma molti elementi vanno limati. L'idea di un investimento statale per trattenere ArcelorMittal è qualcosa ormai di accertato. L'esecutivo mira a "coniugare ambiente, innovazione, occupazione e crescita". Una sorta di Green New Deal con cui il il Cinte bis mira anche a entrare nelle grazie dell'Ue.
Ma i nodi da sciogliere non sono pochi. Il nuovo piano industriale della multinazionale franco-indiana prevede 5mila esuberi. Con la possibilità di scendere a 3mila. Il governo punta a ridurre e non poco la cifra e ne prevede al massimo 1500, da riassorbire entro il 2023. Nel nuovo accordo previsti pagamenti dei canoni restanti da parte di ArcelorMittal (ridotti del 50% rispetto agli accordi iniziali, ovvero 7,5 milioni di euro invece di 15), occupazione e nuovi investimenti. Ma ci sarebbe anche una clausola di uscita per ArcolerMittal da mezzo miliardo e la cosa non lascia certo tranquilli i sindacati. Chi invece mostra ottimismo è il premier Conte mostra ottimismo. La prossima settimana un tavolo a Roma in audizione alla commissione Attività produttive della Camera vedrà i tre commissari Ilva seduti davanti al governo. La data è quella del 12 febbraio. Ma i sindacati sono esclusi.
"E' una situazione ingarbugliata e nebulosa - spiega il segretario della Fim Cisl Liguria Alessando Vella -. Si parla di un posssibile accordo in cui però i sindacati sono stati esclusi. Vorremo parlare di un piano di rilancio della siderurgia non di uno di sopravvivenza, servono strategie a lungo termine invece vediamo solo tanta confusione. Si parla di altre aziende ma a noi nessuno ha detto nulla, nessuno ci sta coinvolgendo. Noi l'accordo ce l'avevamo già ed è quello del 2018" precisa Vella. Sotto l'occhio del ciclone l'assist che il governo ha fornito a Mittal con la rimozione della clausola penale su cui i vertici dell'azienda hanno giocato per far alzare il polverone. Di fatto ottenendo, se tutto venisse confermato, dei botevoli vantaggi in termini economici.
Per ora ArcelorMittal resta. L'ad Lucia Morselli, fischiata duramente a Genova durante la cerimonia in ricordo di Guido Rossa, allontana i dubbi di un addio e conferma l'intenzione del gruppo di restare in Italia. I numeri però di Mittal non sono rosa, il colosso franco-indiano della siderurgia ha chiuso il 2019 con una perdita netta di 2,5 miliardi di dollari. Per questo il gruppo mira a ottenere dei vantaggi importanti dal nuovo accordo. Chiudere la quadra e siglare l'accordo prima del prossimo 6 marzo è l'obiettivo di entrambe le parti. A quel punto la causa in corso verrebbe cancellata. Se invece la negoziazione dovesse saltare, il contenzioso civile andrà avanti e le parti saranno costrette quel giorno a discutere in aula. Il tempo delle proroghe sarebbe inevitabilmente finito. E inevitabilmente i nervi tra le parti diverrebbero ancora più tesi.
Lo stabilimento di Genova Cornigliano dal 31 gennaio scorso è entrato in 'riserva carburante'. Di fatto il gasolio utile per la movimentazione di locomotori, autobus e mezzi di trasporto generale presenti e utili alle operazioni di lavoro all’interno dell’impianto siderurgico sta per finire. Anche questo il segno di una situazione che sembra sempre più incerta come spiega ancora Vella: "Si stanno adoperando (per risolvere il problema ndr" ma è il segnale di una situazione che si gestisce giorno per giorno e di fatto mette in discussione la gestione ordinaria. Oggi l'ordinario è ai minimii termini".
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Ex Ilva, un mese per decidere il futuro. I sindacati: "Gestione ordinaria in discussione"
Preoccupa la presenza di una clausola di uscita
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