politica

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Con tutto il rispetto per i nomi dei candidati sfornati nel calderone in questi mesi tra il centro sinistra e i 5 Stelle, fatti cuocere a fuoco lento in attesa del prossimo accordo, mi sembra che l’unica soluzione per i contendenti dell’arcisicuro presidente Giovanni Toti sia un ragionamento sul futuro.
La partita del 2020 nella regione Liguria è oramai quasi proibitiva: la vicenda del corona virus riduce la campagna elettorale a tempi brevi e a temi ristretti. Anche se nessuno se lo augurava e anche la giunta uscente, l’emergenza fa necessariamente risaltare il governo in carica, la sua azione, la sua necessaria e continua esposizione mediatica, comunque rassicurante. Perfino l’immagine della sanità ligure, la sua efficienza e i suoi deficit sono superati dal caso contagio che sovrappone l’emergenza a ogni giudizio precedente.

In questa situazione la battaglia che l’opposizione può fare a Toti e alla sua gestione del periodo 2015-2020 è schiacciata inesorabilmente. Inoltre il ritardo colossale nel trovare un candidato, un programma, le anche ridicole contese nella ricerca dell’accordo, cui alla fine si approderà, tra Pd e Cinquestelle e lo sgranare dei candidati_ ripetiamo tutte persone rispettabilissime_ zavorrano le aspirazioni in una Regione che in qualche modo era diventata “contendibile”.
Allora perché non scegliere in candidato giovane e brillante, sopratutto integralmente nuovo che vada in consiglio regionale a farsi le ossa per la prossima tornata, quando Toti avrà esaurito il suo mandato e lo scenario sarà cambiato ancora di più, secondo i ritmi di una politica che brucia rapidamente tutto e tutti?
In questa ipotesi i nomi non mancano: ne abbiamo già ascoltati diversi nel tourbillon dei retroscena e sono tutti credibili, a partire dalla sindaco di Sestri Levante, Valentina Ghio, tanto per fare un solo nome esemplificativo.

In questi anni l’opposizione in Regione ha scontato molto l’incapacità del Pd a “tararsi” in un ruolo “contro” e l’ambiguità dei Cinquestelle a trovarsi al Governo a Roma. Ripartendo da zero, con nomi “freschi” e dopo una campagna necessariamente corta e limitata, il cambio non può che giovare non solo a chi lo realizza, ma a tutta la politica regionale. A meno che qualcuno coltivi ancora l’illusione di capovolgere un esito francamente quasi ineluttabile. Tra l’effetto della costruzione del ponte Morandi e questa emergenza così incombente, potentemente cavalcata dalla giunta, con il contorno di scienziati, medici e tecnici, lo spazio è veramente ridotto. Prenderne atto sarebbe già un passo avanti verso il futuro.