cronaca

L'arcivescovo di Genova: "Il virus non deve arrivare ai nostri cuori"
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"Solo uniti possiamo resistere e preparare il domani" e ancora "il virus non deve arrivare ai nostri cuori". Sono alcuni dei passaggi della messa celebrata dal cardinale e arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco che ha poi tenuto a ringraziare tutte le persone impegnate a fronteggiare l'emergenza Coronavirus negli ospedali: "Agli operatori della sanità un ringraziamento anche se non volete sentirvi chiamare eroi e lavorate per il senso del dovere".

Primocanale ha trasmesso in diretta la messa che si è tenuta nella chiesa Nostra Signora delle Grazie e Santa Caterina, all'interno del Policlinico San Martino di Genova. Una celebrazione semplice, senza partecipazione fisica di fedeli, che l'arcivescovo di Genova ha proposto alla direzione generale dell'ospedale come segno di vicinanza ai ricoverati, al personale medico, agli operatori sanitari che si stanno prodigando con competenza e generosità nell'assistenza dei malati di coronavirus.

"Il virus pandemico flagella il mondo, lo stringe in un abbraccio malefico che semina paura, malati e vittime. Guardare le cose in orizzontale ci fa vedere una vita piatta, senza sbocco. Quando l'uomo tocca la sua vulnerabilità, più facilmente alza gli occhi verso il Signore" un altro passaggio del discorso fatto dall'arcivescovo di Genova durante la messa che è avvenuta nel corso della quarta domenica di quaresima definita la 'domenica della letizia'. Nel corso della celebrazione è stato letto un passaggio del vangelo di Giovanni.

LA LETTURA DEL VANGELO - Dal Vangelo secondo Giovanni.

Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38.

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato

la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?».

E c'era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell'uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.